
Una delle prime notizie circolate questa mattina sulla stampa romena parlava chiaro: “Tutti gli indici azionari della Borsa di Bucarest in rosso, dopo i risultati delle elezioni presidenziali“. In altre parole, gli “investitori” non hanno preso bene il trionfo del candidato nazionalista George Simion. Ma dove abbiamo già visto questa scena? Era il 2018 quando un noto commissario europeo, rivolgendosi all’Italia dopo la vittoria dei populisti, dichiarava: “I mercati insegneranno agli italiani come votare”. Oggi sembra che lo stesso “insegnamento” si voglia impartire anche ai romeni. Il primo babau viene dai mercati, ma ci sono tanti altri.
Con la vittoria di George Simion, è partito il solito copione: pioggia di etichette da parte della stampa mainstream europea. “Estremista di destra”, “filo-Putin”, “nazionalista radicale”. Non manca nulla. A volte persino accuse così assurde da sembrare satira politica. Ma ormai lo schema è noto: chi non piace ai salotti buoni di Bruxelles viene delegittimato, ridicolizzato e demonizzato con tutto l’arsenale comunicativo disponibile.
Eppure, basti ricordare che proprio a Bucarest, a novembre, le elezioni sono state annullate mentre la gente era ancora in fila a votare, ufficialmente per presunte “ingerenze russe” nella campagna elettorale del candidato allora favorito, Călin Georgescu. Sei mesi dopo, non esiste ancora uno straccio di prova concreta a supporto di quelle accuse. Ma la narrativa istituzionale non ha mai smesso di parlare del “pericolo Putin”.

Per la cronaca, nel primo turno delle presidenziali del 4 maggio 2025, George Simion ha ottenuto il 41% dei voti, pari a oltre 3,8 milioni di preferenze. Ha praticamente doppiato i suoi avversari: Nicușor Dan, attuale sindaco di Bucarest, sopranominato per l’occasione “Nicusor Soros Dan”, e Crin Antonescu, il candidato della grande coalizione governativa composta da PSD e PNL.
All’estero, il risultato è stato ancora più eclatante: in Italia e Spagna, Simion ha ottenuto il 74% dei voti dei romeni, in Germania addirittura il 75%. Un consenso massiccio che ha spazzato via ogni dubbio sulla leadership della prima tornata elettorale.
Due settimane di scontro tra mondi opposti
Il secondo turno, previsto per il 18 maggio, si preannuncia infuocato. In campo ci saranno due visioni del mondo radicalmente opposte: da un lato i nazionalisti conservatori guidati da Simion, dichiaratamente “trumpiani”, e dall’altro i globalisti europeisti che si rifanno al modello Von der Leyen. Come nel mito, la scelta è tra Shiva e Vishnu. O, più concretamente, tra Trump e Bruxelles.

Oggi il Corriere della Sera ha dipinto Simion come una sorta di Annibale alle porte, parlando di eventi che dovrebbero “mettere in guardia” l’Europa. Tra le righe, la solita paura del “contagio” populista. Tra le notizie riportate da Corriere, c’è quella sull’attacco informatico che avrebbe colpito, guarda caso, solo i siti dei candidati “filo-europei”, mentre quelli di Simion e Georgescu sarebbero rimasti intatti. “Le autorità romene prima hanno negato l’incursione, poi nel pomeriggio hanno ammesso che i siti erano stati colpiti tramite Telegram dal gruppo di hacker russi Noname057.”, scrie Corriere. Colpiti tramite Telegram… Che cosa?
Insomma, andando alla fonte, nella stampa romena si dice: “ (…)gli hacker russi, il gruppo NoName057, hanno rivendicato la responsabilità del cyberattacco in un post sulla pagina ufficiale di Telegram. [Quindi non hanno attacato tramite Telegram!!!- n.r.] Sostenevano che questo gesto fosse una forma di sostegno a George Simion, il leader dell’AUR. “Le elezioni presidenziali sono iniziate in Romania, dove il leader del partito nazionalista AUR, George Simion, si sta posizionando come possibile alleato di Vladimir Putin ed è considerato il favorito. Non resteremo indifferenti a questo evento e stiamo inviando i nostri attacchi DDOS in Romania”, hanno scritto gli hacker su Telegram.
Ora chi, con un IQ normale, potrebbe credere a tutto cio e ad altre scemenze simili?
(…) Crin Antonescu, il candidato indipendente per il seggio di Cotroceni, ha preso la palla al balzo, postando sulla sua pagina Facebook: “Le forze oscure dell’estremismo stanno cercando, con i metodi più vili, di tenerci al nostro posto. Non permettiamoglielo! Andiamo alle urne! Votate per la pace, per la stabilità, per lo sviluppo, per il futuro. Romania, avanti!”, ha scritto Crin Antonescu su Facebook. Si vede che non gli è stato d’aiuto: Ha perso il posto nel secondo turno.
C’è da scommettere che nelle prossime settimane le accuse contro Simion si moltiplicheranno: fascismo, populismo, bolscevismo, putinismo, magari persino terrorismo. Qualunque cosa pur di spaventare l’elettorato e spingerlo verso il candidato “giusto”, quello “europeista DOC”.
Con questa strategia, le élite rischiano di ottenere l’effetto opposto: più lo demonizzano, più George Simion cresce nei consensi. Perché anche i romeni, come tanti altri europei, sono stufi di un’Europa fatta solo di regole punitive, proibizioni assurde e ultimamente armi, tanti armi.
La democrazia, se è ancora qualcosa di reale, significa il diritto di scegliere liberamente. Anche di sbagliare, se necessario. Ma soprattutto, il diritto di non farsi dire dai mercati o da Bruxelles come votare. E i romeni, ieri, l’hanno dimostrato con forza.
Sorin Cehan, direttore di Ziarul Romanesc