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Conclave, i favoriti del cardinale Vesco: “Almeno 6 hanno un profilo da Papa”

Pubblicato: 06/05/2025 08:22
Conclave favoriti cardinale Vesco

Domani si apriranno ufficialmente le porte della Cappella Sistina, dove i 133 cardinali elettori inizieranno il Conclave per eleggere il nuovo Pontefice. Tuttavia, come da tradizione, il dibattito tra i porporati è già in corso da giorni nelle congregazioni cardinalizie, incontri preparatori che precedono l’ingresso formale nel Conclave. Un passaggio fondamentale che consente ai cardinali di conoscersi meglio, confrontarsi sui problemi della Chiesa e, soprattutto, delineare i profili dei possibili candidati.
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A confermare il clima di riflessione e confronto che si respira a Roma è l’arcivescovo di Algeri, Jean-Paul Vesco, che in un’intervista a Il Corriere della Sera si è sbilanciato più di altri. “Di profili ce ne sono diversi – afferma – tante personalità che possono essere elette. Almeno cinque o sei, direi”. L’arcivescovo descrive un ambiente carico di attesa ma anche di fiducia. “All’inizio mi sentivo un po’ inquieto, in effetti. Ma, di colpo, sono molto sereno. Ormai stiamo entrando in Conclave. E sono convinto che il Papa sia già stato scelto dal Signore”.

Nessun candidato dominante, ma tanti profili forti

Secondo Vesco, tra i cardinali non ci sarebbe una figura dominante. “C’erano i candidati per così dire naturali, quelli che per il loro ruolo e la loro personalità sono già conosciuti”, osserva. Tuttavia, accanto ai nomi più noti, emergono anche voci nuove, inaspettate. “Ci sono pure quelli che intervengono e ti fanno pensare: questa è una parola forte”, prosegue l’arcivescovo. “Ma non c’è nessuno che ‘schiacci’ gli altri, uno del quale si possa pensare: sarà lui. Eppure accadrà”.

Un segnale di una scelta aperta, che potrebbe riservare sorprese. Un panorama che mette in luce la complessità dell’elezione papale, dove carisma, visione spirituale, capacità pastorale e sensibilità alle sfide globali si mescolano in un equilibrio delicato.

Un pastore prima di tutto

Per Vesco, il profilo ideale del prossimo Papa non deve necessariamente rispondere alle aspettative accademiche o diplomatiche. “Qualcuno dirà: dateci un teologo, un uomo che sappia essere custode della dottrina. Altri osserveranno che in un mondo che va così male, è importante che ci sia un uomo che conosca la geopolitica. Sono tutte cose importanti, certo”, ammette. Tuttavia, secondo lui, c’è una qualità che deve avere la priorità: la dimensione pastorale.

“Abbiamo bisogno di un pastore, di un testimone, di un padre”, insiste Vesco. Richiama poi l’atmosfera vissuta ai funerali di Papa Francesco. “Era questo che ci chiedeva la gente: dateci un padre”. Una riflessione che si collega direttamente all’esperienza vissuta con l’ultimo Pontefice e al desiderio di continuità nella cura spirituale e nell’ascolto del popolo di Dio.

Una critica al metodo delle congregazioni

Vesco non nasconde un certo disappunto per il funzionamento delle attuali congregazioni cardinalizie, che definisce anacronistiche. “È strano, come se fossimo in un ritardo temporale“, afferma. Secondo lui, il metodo attuale non favorisce un vero scambio. “Si preme un pulsante, ci si prenota. A me è toccato un paio di giorni dopo. E ognuno fa il proprio intervento”.

Nel confronto con l’ultimo sinodo, Vesco sottolinea una netta differenza. “Lì era diverso, le cose erano cambiate, c’erano tavoli e gruppi di discussione”. Il suo rimpianto è per un modello più inclusivo e dinamico. “Ora il popolo di Dio non è qui. Non si sente la voce degli uomini e delle donne“.

Parole che suonano come un appello alla riforma anche dei metodi interni della Chiesa, affinché il confronto tra cardinali possa essere più autentico e rappresentativo delle istanze del mondo cattolico. Mentre i cardinali si apprestano a entrare nel cuore del Conclave, l’impressione è che la strada verso la scelta del successore di Francesco sia ancora aperta. Ma, come dice Vesco, “accadrà”.

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