
È ricoverato e piantonato in rianimazione all’ospedale Sant’Orsola di Bologna Zakaria Azmami, il ventisettenne marocchino che domenica ha terrorizzato piazza dell’Unità, aggredendo con un paio di forbici cinque persone, tra cui due carabinieri intervenuti per fermarlo. L’uomo è stato arrestato con le accuse di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, e sarà trasferito alla Dozza una volta dimesso.
Attacco improvviso e violento: necessario l’uso del taser
L’aggressione si è verificata in pieno giorno, in un’area frequentata da residenti e passanti. Zakaria Azmami ha dato in escandescenze all’improvviso, colpendo a caso i presenti. Tre civili sono rimasti feriti, insieme a due militari del Radiomobile, che hanno dovuto ricorrere al taser per immobilizzarlo. Uno strumento definito “fondamentale” dagli operatori, che ha permesso di contenere un’escalation potenzialmente letale.

Il giovane, in evidente stato di alterazione, è stato poi sedato dai sanitari, che ne hanno disposto il ricovero in Rianimazione. Al momento non sarebbe in pericolo di vita, ma permane sotto stretta sorveglianza per gli effetti di un abuso di sostanze stupefacenti.
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Una lunga scia di denunce e violenza
La vicenda di Zakaria Azmami è tutt’altro che un episodio isolato. Già noto alle forze dell’ordine dal 2021, l’uomo ha collezionato numerose denunce per reati che vanno dallo spaccio di droga all’immigrazione clandestina, fino ad arrivare ad aggressioni gravi. Tra gli episodi più violenti si ricorda quanto accaduto lo scorso ottobre, quando Azmami tentò di colpire con un coltello una trentenne e la figlia di quattro anni, ospiti nell’appartamento di via Fioravanti in cui risiedeva.
Durante quella stessa aggressione, aveva cercato di forzare la porta dell’abitazione del musicista Salvatore De Siena, che aveva dato rifugio alla donna. Non riuscendo a entrare, imbrattò la porta con il sangue e proseguì la sua fuga, aggredendo un’altra donna alla fermata dell’autobus. Anche in quel caso venne denunciato, ma le misure restrittive si rivelarono inefficaci.
Fallito il tentativo di espulsione
A seguito degli eventi di ottobre, i carabinieri del Navile proposero l’espulsione di Azmami, ritenuto irregolare e pericoloso. L’uomo venne trasferito al Centro per il rimpatrio di Ponte Galeria, ma a dicembre fu rilasciato per motivi sanitari. Nel frattempo, la sua richiesta di protezione internazionale venne rigettata. La decisione non ha però impedito ad Azmami di ritornare a Bologna, dove ha ripreso la sua condotta delinquenziale.
Negli ultimi mesi, ha ricevuto almeno tre nuove denunce: l’ultima risale a febbraio, quando venne sorpreso nella cantina di un edificio Acer nel quartiere Bolognina. La sua espulsione risulta oggi impossibile, poiché il Marocco non lo riconosce come proprio cittadino, rendendo l’identificazione ufficiale estremamente complessa.
La politica si divide sulla gestione della sicurezza
Il caso Azmami ha rapidamente acceso il dibattito politico, arrivando fino ai banchi del consiglio comunale. Da un lato, il Partito Democratico ha criticato il governo nazionale, denunciando la mancanza di uomini e mezzi a disposizione delle forze dell’ordine. Dall’altro, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei ha attaccato l’amministrazione comunale, accusandola di non aver attuato politiche di sicurezza efficaci.

Nel mezzo, la voce degli operatori della sicurezza. Il segretario regionale del SAP Emilia-Romagna, Tonino Guglielmi, ha lanciato un appello affinché la questione venga affrontata in modo unitario e responsabile. Ha sottolineato come, negli anni, i tagli alle risorse umane ed economiche abbiano indebolito il controllo del territorio, rendendo difficile una risposta efficace.
Guglielmi ha anche difeso l’utilizzo di strumenti come il taser e le bodycam, nati proprio da proposte avanzate a Bologna: “L’uso del taser ha permesso di salvare vite, evitando conseguenze peggiori. Questi strumenti devono essere assegnati a ogni operatore e non ostacolati da chi non conosce la realtà della strada.”
Urgente una riforma per le forze di polizia
Secondo il SAP, la risposta all’emergenza sicurezza non può limitarsi a interventi isolati o polemiche ideologiche. È necessario un riassetto strutturale, che preveda una riforma delle competenze tra le forze dell’ordine, consentendo di recuperare personale da destinare al presidio del territorio. “La sicurezza è un bene primario, non un tema da usare per polemiche di partito,” si legge nella nota del sindacato.
Nel frattempo, il destino di Zakaria Azmami dipende dalla convalida dell’arresto: se confermata, l’uomo sarà trasferito in carcere alla Dozza. In caso contrario, potrebbe tornare di nuovo libero, in una città che già conosce troppo bene. Una prospettiva che riapre il dibattito sulla gestione dei soggetti pericolosi e sulla reale efficacia delle misure di espulsione.