
Quella appena trascorsa sarà ricordata come una delle stagioni influenzali più aggressive degli ultimi anni. Contrariamente a quanto previsto all’inizio dell’inverno, la diffusione del virus ha toccato numeri mai registrati prima, con un impatto particolarmente marcato in tutta Europa e negli Stati Uniti. A livello nazionale, le infezioni simil-influenzali hanno colpito oltre 16,1 milioni di persone, superando ogni precedente.
Leggi anche: Trump blocca la ricerca sul guadagno di funzione dei virus, Kennedy: “Non esiste laboratorio immune da fughe, lo abbiamo visto col Covid”
Leggi anche: “Bassetti è stato ucciso”, ma il servizio del Tg1 è un fake. Il medico denuncia: “Colpa dei no vax”
A sorprendere è stato non solo il numero di contagi, ma anche la varietà dei virus circolanti. Dopo due anni segnati da restrizioni anti-Covid che avevano ridotto drasticamente la diffusione dei virus respiratori, ci si aspettava un calo. Tuttavia, la stagione ha preso una piega ben diversa, complici le varianti virali e un calo di attenzione verso le misure preventive.

Dall’Europa agli Stati Uniti, una stagione senza precedenti
Lo scenario più grave è stato registrato in paesi come gli Stati Uniti, dove si stima che i casi abbiano oscillato tra 47 e 82 milioni, con fino a 130mila decessi. Numeri simili sono emersi anche dall’Unione Europea e dallo Spazio Economico Europeo, confermando l’intensità straordinaria della stagione 2024/2025.
In Italia, l’analisi dei dati ha evidenziato una distribuzione equilibrata tra i principali ceppi virali: un terzo dei casi è stato causato da A/H1, un altro da A/H3 e il restante da virus di tipo B. Secondo un esperto di igiene e sanità pubblica, “questo mix ha colto impreparata una larga parte della popolazione, poco esposta a questi virus negli anni passati”. Ad aggravare il quadro, la circolazione parallela di altri virus respiratori come rhinovirus e virus sinciziale.
Bassetti: “È solo l’inizio, bisogna vaccinarsi di più”
“Lo avevamo detto che sarebbe stata peggiore della stagione scorsa, e così è stato”, afferma un noto infettivologo. “Ora ci stiamo avvicinando a numeri da 20 milioni di casi, e la stagione influenzale si allunga sempre di più, da novembre ad aprile”.
Il problema, secondo lui, è anche culturale: “Solo 1 italiano su 2 tra quelli a rischio si vaccina. Tra la popolazione generale, il dato scende a 1 su 5. Serve una comunicazione più incisiva e una pianificazione più efficace, già a partire dai mesi estivi”.

Prevenzione e comunicazione: due fronti ancora deboli
Di fronte a numeri così elevati, la riflessione sulla prevenzione e sull’efficacia della comunicazione pubblica diventa inevitabile. Secondo diversi esperti, il vero tallone d’Achille resta la scarsa adesione alle vaccinazioni stagionali. «Ogni anno ripetiamo gli stessi appelli – afferma un infettivologo di riferimento – ma sembra che la percezione del rischio influenzale resti bassa, nonostante l’evidenza scientifica». Il problema non è solo culturale, ma anche strutturale: mancano campagne capillari e tempestive, in grado di raggiungere efficacemente tutte le fasce della popolazione, soprattutto quelle più vulnerabili.
Un altro nodo critico riguarda l’utilizzo improprio di antibiotici, spesso assunti senza prescrizione in presenza di sintomi influenzali. «Un virus non si cura con gli antibiotici – ricordano i medici – ma purtroppo il messaggio continua a non passare». Questo comportamento, oltre a essere inutile, alimenta il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che rischia di diventare una vera emergenza sanitaria nel medio periodo.
Nel frattempo, anche gli ospedali fanno i conti con l’impatto di un’influenza sempre più lunga e aggressiva. Molte strutture sanitarie hanno dovuto rimodulare i servizi e sospendere attività programmate, soprattutto nei mesi più critici. I pronto soccorso sono andati in affanno, e il personale sanitario ha lavorato sotto pressione per settimane. «Abbiamo avuto giornate in cui sembrava di essere tornati ai picchi della pandemia – ha raccontato un operatore di un grande ospedale del Nord – con file interminabili e pazienti gravi da assistere in tempi strettissimi».
Tutto questo, avvertono i professionisti, non deve diventare la nuova normalità. Servono investimenti, informazione e un cambio di passo nella gestione delle campagne vaccinali, per evitare che ogni stagione influenzale diventi un’emergenza annunciata.