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Heather Parisi attacca Pina Picierno: “Vuole censurare Byoblu per l’intervista al giornalista russo Soloviev”

Pubblicato: 07/05/2025 12:32
Heather Parisi Pina Picierno

Sta suscitando un’ondata di polemiche politiche e social la decisione della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, di presentare un’interrogazione contro l’emittente italiana Byoblu. Il motivo: l’intervista al giornalista russo Vladimir Soloviev, ritenuta una violazione delle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia e un veicolo di disinformazione filorussa.
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Interrogazione al Parlamento europeo e accuse di censura

L’iniziativa dell’eurodeputata Pd ha immediatamente diviso l’opinione pubblica. Secondo quanto riportato nella sua interrogazione, Byoblu avrebbe agito in contrasto con le sanzioni UE, ospitando una voce ufficialmente legata alla propaganda del Cremlino. Per la Picierno, la scelta dell’emittente costituirebbe non solo una violazione giuridica, ma anche una forma di legittimazione delle narrazioni russe in un contesto internazionale segnato dalla guerra in Ucraina.

La vicenda ha sollevato interrogativi sul confine tra libertà d’espressione e sicurezza informativa, toccando un nervo scoperto nel panorama mediatico europeo: è lecito intervistare personalità sanzionate se l’obiettivo è informare?

La replica di Heather Parisi: “democrazia su basi poco solide”

Tra le voci più critiche nei confronti di Picierno c’è quella di Heather Parisi, figura pubblica ormai ben nota anche per le sue posizioni contro il vaccino anti-Covid. Sul social X (ex Twitter), Parisi ha espresso con fermezza la propria opposizione, accusando la vicepresidente del Parlamento europeo di voler censurare il diritto di cronaca.

“L’eurodeputata Pina Picierno PD ha presentato una interrogazione al Parlamento europeo contro Byoblu per aver intervistato il giornalista russo Soloviev,” ha scritto Parisi. “L’accusa è di aver violato le sanzioni UE e di promuovere la disinformazione filorussa. Un anno fa, Tucker Carlson intervistò Putin e nessuno negli Stati Uniti, nemmeno i Democratici, si sognò di censurare il diritto all’intervista.”

Parisi ha poi citato il vicepresidente J.D. Vance, riportando una sua dichiarazione pronunciata durante la conferenza di Monaco: “Se la democrazia in Europa può essere messa in pericolo dall’intervista a un giornalista russo, allora questa democrazia si fonda su basi poco solide e le minacce reali non provengono dal di fuori ma dal suo interno”.

Un dibattito aperto tra libertà di stampa e linee rosse geopolitiche

La vicenda ha riacceso il dibattito sul ruolo dell’informazione indipendente in un’epoca segnata da conflitti ibridi, guerre narrative e attacchi informatici. Da una parte, c’è chi sostiene la necessità di difendere la libertà di stampa anche in situazioni critiche, dall’altra chi ritiene che offrire spazio a soggetti sotto sanzione equivalga a rompere un fronte politico e morale contro l’aggressione russa.

Nel caso di Soloviev, considerato uno degli strumenti principali della propaganda putiniana, l’atto di intervistarlo viene letto da alcuni come un gesto irresponsabile o addirittura complice. Altri, come Parisi, lo vedono invece come una legittima attività giornalistica che, se sottoposta a censura, potrebbe creare un pericoloso precedente per tutta la stampa europea.

L’Europa tra trasparenza e controllo dell’informazione

Il caso Picierno-Byoblu evidenzia quanto il tema dell’informazione in tempo di guerra sia diventato centrale nel dibattito democratico europeo. In gioco non c’è solo la libertà dei media, ma anche la coerenza e la tenuta delle politiche sanzionatorie imposte da Bruxelles. La decisione dell’eurodeputata del Partito Democratico si inserisce in un contesto in cui l’Unione europea fatica a conciliare la libertà d’espressione con la necessità di arginare l’influenza russa sui media occidentali.

La tensione tra etica dell’informazione e disciplina geopolitica si fa sempre più evidente, e il caso Byoblu rischia di diventare un precedente significativo, tanto sul piano giuridico quanto su quello culturale. La domanda resta aperta: fino a che punto è lecito limitare l’attività giornalistica in nome della sicurezza politica? In attesa di una risposta ufficiale del Parlamento europeo sull’interrogazione, la polemica continua a crescere, con posizioni sempre più distanti e visioni contrapposte su cosa significhi davvero difendere la democrazia in tempi complessi.

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