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David di Donatello, Pupi Avati contro Borgonzoni: “Schlein chiami Meloni per salvare il cinema. Perché non applaude?”

Pubblicato: 08/05/2025 09:05
David Donatello Pupi Avati

Durante la cerimonia dei David di Donatello tenutasi a Cinecittà, il maestro Pupi Avati ha ricevuto il premio alla carriera, ma ha approfittato dell’occasione per lanciare un messaggio chiaro e pungente alle istituzioni e al mondo del cinema. Rivolgendosi direttamente alla sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, presente in sala, Avati ha commentato con tono critico l’iniziativa Cinema Revolution, il progetto ministeriale che prevede la riduzione del prezzo dei biglietti per incentivare il ritorno del pubblico nelle sale.
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«Cinema Revolution è carina, ma abbiamo qualcosina di più di Cinema Revolution», ha detto il regista, sottolineando con eleganza ma decisione che il cinema italiano merita molto di più di una promozione commerciale. Le sue parole hanno fatto da contrappunto al clima celebrativo della serata, dimostrando ancora una volta la sua coerenza e lucidità nel leggere il presente del settore.

Il contrasto tra la celebrazione e la realtà del cinema italiano

Avati ha poi proseguito: «Va bene questa festa, vedere l’organizzazione di questo David com’è oggi è una cosa meravigliosa, ma non assomiglia al cinema italiano». Una frase che ha lasciato spazio a una riflessione amara: l’immagine patinata dell’evento non corrisponderebbe alla vera condizione del cinema d’autore e della filiera produttiva italiana, ancora in cerca di sostegni strutturali e di una visione culturale condivisa.

Le sue parole, pronunciate con garbo ma fermezza, hanno colpito molti presenti in sala, creando un momento di sospensione che ha spezzato il ritmo dello spettacolo e costretto il pubblico a riflettere. La critica del regista non è sembrata un attacco personale, ma un invito a guardare con più attenzione e sincerità alla condizione reale del cinema nazionale, troppo spesso celebrato nei premi ma trascurato nelle politiche concrete.

Un invito all’unità: «Schlein chiami Meloni e Giorgetti»

Il momento più politico del discorso è arrivato con una proposta sorprendente e coraggiosa: «La cosa più bella sarebbe se la Schlein telefonasse alla Meloni e chiedesse di parlare insieme anche con Giorgetti del cinema italiano… Sarebbe auspicabile, condividete o no? Perché non applaudite?».

Con questa frase, Avati ha invocato un dialogo trasversale tra le forze politiche, al di là delle contrapposizioni ideologiche, per affrontare in maniera seria e condivisa il futuro del settore cinematografico. Il suo appello ha voluto sottolineare che la cultura, e in particolare il cinema, non dovrebbe essere terreno di divisione ma ambito di convergenza per il bene del Paese.

L’assenza di applausi immediati, notata dallo stesso regista, ha reso evidente quanto una proposta di questo tipo possa risultare scomoda o inattesa in un contesto spesso abituato a schieramenti netti e retoriche consolidate.

Il cinema italiano tra identità e necessità

L’intervento di Pupi Avati ai David di Donatello ha rappresentato uno dei momenti più significativi della serata, ponendo l’accento su ciò che oggi più che mai divide l’immagine pubblica del cinema dalla sua sostanza culturale e produttiva. Le sue parole non sono state un gesto polemico fine a sé stesso, ma un atto d’amore verso un mondo che ha contribuito a costruire, e che oggi osserva con la lucidità di chi conosce a fondo le fragilità e le potenzialità del sistema cinematografico italiano.

Il suo invito alla cooperazione politica e il richiamo a una visione più ampia e meno spettacolare del sostegno al cinema hanno messo in discussione la tenuta delle politiche attuali e aperto un dibattito che, se raccolto, potrebbe portare a una riforma più profonda del comparto culturale.

Il cinema italiano, ha voluto dire Avati senza mezzi termini, merita più di una festa. Merita politiche serie, risorse adeguate e un dialogo costante tra cultura e istituzioni. E chi meglio di lui, che ha attraversato decenni di storia cinematografica, poteva dirlo con tanta forza e lucidità?

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