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Operaio muore dopo otto giorni di agonia: era caduto dal tetto di una palazzina

Pubblicato: 08/05/2025 10:46
Ravenna operaio muore agonia

È morto dopo otto giorni di agonia l’operaio di 48 anni, di origine marocchina, rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere edile a Russi, in provincia di Ravenna. L’uomo era precipitato dal tetto di una palazzina in costruzione lo scorso 28 aprile. Il decesso è avvenuto nella giornata di martedì e ha portato la Procura ravennate a modificare l’impostazione del fascicolo, inizialmente aperto per lesioni aggravate dall’inosservanza delle norme antinfortunistiche: ora si procede per omicidio colposo aggravato.
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L’incidente nel cantiere: dinamica e prime responsabilità

Secondo quanto riportato dai quotidiani locali, l’infortunio si sarebbe verificato attorno a mezzogiorno. L’operaio, dipendente di una ditta impegnata nella costruzione dell’edificio, era salito sul tetto della palazzina, dove era stata già stesa una guaina impermeabilizzante. In corrispondenza dei lucernari erano state sistemate alcune stecche di legno provvisorie, il cui scopo era quello di evitare cedimenti della copertura in fase di lavorazione.

Ma qualcosa è andato storto. Il 48enne è precipitato attraverso un’apertura, facendo un volo di diversi metri prima di impattare violentemente al suolo. L’uomo ha riportato un gravissimo trauma cranico, giudicato fin da subito dai sanitari come critico. Trasportato d’urgenza in ospedale, è stato ricoverato in condizioni disperate e non si è mai ripreso. I medici, alla luce della dinamica e delle condizioni cliniche, hanno ritenuto non necessaria l’autopsia: a causare la morte è stato proprio il violento impatto.

Sicurezza assente: indagini sulla presenza dei dispositivi di protezione

Uno degli aspetti più rilevanti dell’inchiesta riguarda l’eventuale uso — o mancato uso — dei dispositivi di protezione individuale. Al momento della caduta, l’operaio non indossava alcuna imbracatura, almeno secondo le prime verifiche effettuate dagli inquirenti. Un dettaglio grave, che potrebbe aggravare ulteriormente la posizione di chi aveva il compito di garantire la sicurezza nel cantiere.

La Procura di Ravenna ha già iscritto una persona nel registro degli indagati, al momento a piede libero, ma le indagini sono ancora in corso per chiarire la catena delle responsabilità, a partire dal datore di lavoro fino al coordinatore per la sicurezza. Si vuole accertare se vi siano state negligenze, omissioni o violazioni delle normative previste nei cantieri temporanei e mobili.

Un’altra vittima sul lavoro: la tragedia delle morti bianche

La morte del 48enne si aggiunge a una lunga e dolorosa lista di morti sul lavoro che continua a crescere in tutta Italia. Nonostante le campagne di sensibilizzazione e i numerosi appelli delle organizzazioni sindacali, gli incidenti nei cantieri edili restano tra i più frequenti e gravi. Troppo spesso i lavoratori operano in condizioni precarie, con scarse misure di sicurezza e una formazione inadeguata.

Quella che doveva essere una normale giornata di lavoro si è trasformata in una tragedia che lascia una famiglia distrutta e una comunità sotto shock. La morte dell’operaio marocchino rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme su un problema strutturale che sembra non trovare una soluzione definitiva.

La magistratura al lavoro: accertamenti in corso

Le autorità stanno ora ricostruendo nei dettagli le circostanze dell’accaduto. Fondamentale sarà verificare se il cantiere rispettasse i protocolli previsti dalla legge in materia di sicurezza sul lavoro, se fosse stata fornita adeguata formazione al personale e soprattutto se l’utilizzo dei dispositivi anticaduta fosse stato previsto e controllato dai responsabili.

In parallelo, gli investigatori stanno raccogliendo le testimonianze dei colleghi presenti al momento dell’incidente, oltre a esaminare la documentazione tecnica del cantiere e gli eventuali rapporti dell’ASL e degli ispettori del lavoro.

Una tragedia che non può restare impunita

Il caso di Russi riaccende il dibattito sulla necessità di rafforzare i controlli nei luoghi di lavoro e di introdurre sanzioni più severe per chi viola le norme. Troppe volte, infatti, simili tragedie vengono archiviate come episodi isolati, dimenticando che dietro ogni numero c’è un volto, una storia, una famiglia. La speranza è che questa ennesima morte non resti senza giustizia e che possa rappresentare almeno un passo avanti verso una maggiore tutela della vita nei luoghi di lavoro.

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