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Omicidio Saman Abbas: arrestati e portati in carcere i due cugini

Pubblicato: 08/05/2025 14:39
Saman Abbas carcere cugini

Nella mattinata di giovedì 8 maggio, i carabinieri di Reggio Emilia hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, i due cugini di Saman Abbas, la giovane pakistana uccisa a Novellara nel 2021. I due uomini, già condannati all’ergastolo lo scorso 18 aprile dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna, erano ancora in stato di libertà fino all’emissione del provvedimento restrittivo.
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L’intervento è stato condotto dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia, che ha preso in carico i due arrestati e li ha trasferiti nella casa circondariale di Reggio Emilia, dove resteranno a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Confermate le condanne per tutta la famiglia coinvolta

La sentenza d’appello del processo per l’omicidio di Saman Abbas ha confermato un quadro accusatorio estremamente grave per l’intera famiglia della vittima. Oltre ai due cugini arrestati oggi, i giudici hanno ribadito la condanna all’ergastolo anche per i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Shaheen Nazia, e hanno disposto l’aumento della pena per lo zio, Hasnain Danish, da 14 a 22 anni di reclusione.

In seguito a questa decisione, la Procura generale di Bologna ha avanzato la richiesta di emissione di un provvedimento restrittivo nei confronti di Nomanulhaq e Ijaz, evidenziando sia la gravità dei reati commessi sia la loro attuale libertà, incompatibile con una condanna definitiva all’ergastolo. La Corte ha accolto la richiesta, firmando il mandato di arresto il 6 maggio.

Omicidio Saman Abbas: una vicenda che ha sconvolto l’Italia

Il caso dell’omicidio di Saman Abbas ha avuto un enorme impatto pubblico sin dal suo emergere, rappresentando uno dei casi più noti di presunto delitto d’onore in Italia. La giovane era scomparsa nel 2021 a soli 18 anni, dopo aver rifiutato un matrimonio combinato deciso dalla sua famiglia. Le indagini hanno portato al rinvenimento del corpo e alla ricostruzione del presunto complotto familiare finalizzato alla sua eliminazione.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la ragazza sarebbe stata attirata in una trappola e uccisa dai suoi stessi familiari, con la collaborazione dei cugini e dello zio. L’intera operazione fu pianificata con l’intento di punire la giovane per la sua volontà di vivere liberamente, in contrasto con le tradizioni culturali imposte dalla famiglia.

L’arresto come ultimo atto di una lunga indagine

L’arresto di oggi rappresenta un ulteriore passo verso la conclusione giudiziaria di una vicenda drammatica e simbolica. La procura generale di Bologna, insieme ai carabinieri di Reggio Emilia, ha sottolineato l’importanza dell’azione tempestiva per garantire l’esecuzione della pena e tutelare il principio secondo cui nessuno può sottrarsi alla giustizia.

I due arrestati, ora in carcere a Reggio Emilia, attendono l’eventuale ricorso in Cassazione, ma la condanna all’ergastolo rappresenta una tappa cruciale nel riconoscimento delle responsabilità per l’omicidio della giovane. La comunità italiana, profondamente colpita dalla sorte di Saman Abbas, guarda ora alla giustizia come strumento imprescindibile per riaffermare il diritto alla libertà personale e al rifiuto della violenza patriarcale.

Il caso continua a interrogare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle dinamiche di integrazione, diritti delle donne e contrasto a ogni forma di violenza culturale, in una vicenda che non può e non deve essere dimenticata.

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