
Uno scontro tra miliardari scuote la scena politica e filantropica internazionale. Bill Gates, fondatore di Microsoft e oggi tra i più influenti filantropi del mondo, ha lanciato accuse dirette e pesanti a Elon Musk, attuale consigliere dell’amministrazione Trump e figura centrale nel nuovo corso delle politiche pubbliche statunitensi. Oggetto del contendere è il drastico taglio dei fondi all’agenzia Usaid, storicamente impegnata nella lotta contro la fame nel mondo e nella cooperazione internazionale.
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Il taglio di 30 miliardi di dollari ai programmi per i più poveri
Secondo quanto riportato in due interviste rilasciate da Gates al Financial Times e a Reuters, l’uomo più ricco del mondo sarebbe direttamente coinvolto, tramite i suoi collaboratori, nella gestione del Doge (Department of Government Efficiency), creato all’inizio della presidenza Trump per ridurre gli sprechi federali.
Nel mirino di questa struttura è finita Usaid, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, che ha visto svanire circa 30 miliardi di dollari, corrispondenti a oltre l’80% del suo budget. Si tratta di fondi destinati a programmi per la salute pubblica, la sicurezza alimentare e la sopravvivenza delle popolazioni più vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo.
Gates, senza mezzi termini, ha accusato Musk di avere una responsabilità morale diretta in questa decisione. «Non è una bella immagine quella dell’uomo più ricco del mondo che uccide i bambini più poveri», ha dichiarato. E ha aggiunto: «Mi piacerebbe che Musk andasse lì di persona, a guardare negli occhi i bambini che oggi contraggono l’HIV a causa di quei tagli».
Gates annuncia 200 miliardi per la filantropia entro il 2045
Nel corso delle sue dichiarazioni, Bill Gates ha anche annunciato un nuovo impegno filantropico di portata storica: donerà 200 miliardi di dollari entro il 2045, destinati a programmi di salute globale, educazione e riduzione della povertà. Una risposta concreta alla politica dei tagli, e una mossa che rilancia la sua visione di solidarietà internazionale fondata su interventi diretti e sostenuti.
Per Gates, la crisi globale richiede investimenti pubblici e privati congiunti, non tagli. «Non possiamo permetterci di arretrare proprio ora», ha spiegato. «Ridurre i fondi significa compromettere il lavoro fatto in decenni per salvare milioni di vite».
La difesa della Casa Bianca: «Musk è un patriota»
Le parole di Gates hanno ricevuto una pronta replica dalla Casa Bianca, che ha difeso Elon Musk definendolo «un patriota che lavora per realizzare la missione del presidente Trump di eliminare sprechi, frodi e abusi». Il portavoce presidenziale ha poi aggiunto: «Si dovrebbe celebrare l’impegno altruistico dell’imprenditore più innovativo d’America, che dedica tempo a sostenere i contribuenti americani e a chiedere conto a Washington nei confronti del popolo di questa grande nazione».
Un messaggio che mostra quanto l’amministrazione attuale sia decisa a difendere la linea di razionalizzazione delle spese, anche a costo di attirare critiche feroci dal mondo della filantropia e delle organizzazioni umanitarie internazionali.

Due visioni del mondo a confronto
Il confronto tra Gates e Musk evidenzia una frattura profonda tra due visioni del mondo: da un lato, la convinzione che il denaro dei più ricchi debba essere messo al servizio dei più poveri, dall’altro la necessità, secondo l’attuale amministrazione americana, di razionalizzare l’intervento pubblico anche in settori strategici come la cooperazione internazionale.
Il rischio, per i critici, è che a pagare il prezzo di queste scelte siano le popolazioni già fragili, spesso dimenticate nei bilanci delle grandi potenze. In questo contesto, la voce di Gates risuona come un monito: «Chi ha di più deve fare di più». E, per ora, la sua battaglia è appena iniziata.