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Il Papa che twittava contro Trump: perché l’elezione di Leone XIV fa infuriare Steve Bannon

Pubblicato: 09/05/2025 14:52

La scelta peggiore per i cattolici Maga”. Con queste parole, Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, ha commentato a caldo l’elezione del nuovo Papa, Leone XIV. Non un giudizio teologico, ma una sentenza politica. Perché in effetti, al di là dei paramenti e dell’incenso, l’elezione di Robert Prevost al soglio pontificio segna un passaggio simbolico potente nel braccio di ferro tra due visioni del mondo.
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Lo aveva intuito Bannon stesso una settimana prima, quando, intervistato da Piers Morgan, aveva indicato il cardinale statunitense come “dark horse”, outsider favorito da quella “deep Church” che secondo i complottisti trumpiani complotta con il deep State. Una visione complottista, certo. Ma rivelatrice.

Quei tweet che riemergono come cicatrici digitali

Il “passato digitale” di Leone XIV è riemerso con puntualità chirurgica. Su X – la piattaforma prediletta dalla destra radicale americana – sono ricomparsi vecchi tweet del futuro Papa. Tra questi, uno in particolare ha scatenato i sostenitori di Trump: “Is your conscience not disturbed?”, che in Italiano in questo caso potremmo tradurre con un più prosaico. “Ma non ti vergogni?“.

Così scriveva il cardinale Prevost, criticando apertamente le politiche del Presidente sull’immigrazione. Da lì, una sequenza di post contro J.D. Vance, bordate contro la pena di morte e prese di posizione nette su razzismo e giustizia sociale. Non propaganda. Testimonianza. Ma tanto è bastato per farlo etichettare dai trumpiani come “marxista”, “globalista”, “anti-Trump”.

La reazione della galassia MAGA

Trump e Vance hanno risposto con messaggi di facciata, sobri e rispettosi. Ma l’ecosistema digitale Maga, capitanato da voci come Laura Loomer e Charlie Kirk, si è scatenato. La strategia è sempre la stessa: delegittimare.

Improvvisamente, sembra che il Vaticano sia diventato un bastione liberal da abbattere. Ma qui il bersaglio è sfuggente: un uomo che, da cardinale, ha usato i social non per arringare folle, ma per testimoniare un’etica cristiana incarnata, scomoda, concreta. E proprio per questo, adesso, Leone XIV è visto come un nemico.

Il Papa che entra nei social, o viceversa

Francesco aveva aperto un ciclo: la Chiesa della sobrietà, dell’umiltà, della pastorale che si fa carne. Leone XIV potrebbe non solo proseguire quella rotta, ma spingersi oltre. Potrebbe scegliere di abitare i social media con la stessa forza con cui ha vissuto la sua missione episcopale: come luoghi da redimere, non da ignorare.

In questo senso, la sua elezione segna un nuovo modo di essere Papa nel XXI secolo: non solo colui che parla dal pulpito, ma anche colui che testimonia scendendo fra la folla, nei luoghi dove la gente passa molto tempo, gettandosi nella mischia. Destreggiandosi fra i tweet, i commenti, la rapidità effimera della Rete.

Una sfida nuova, e antica

La posta in gioco è enorme. Non solo per la Chiesa. Ma per l’equilibrio globale tra poteri, linguaggi, narrazioni. La destra americana, che ha colonizzato i suoi social media con un’efficacia dirompente, si trova ora davanti un pontefice che non gioca alla guerra culturale, ma ne svela l’impalcatura. Ma attenzione, perché dall’altra parte i cosiddetti “liberal” hanno fatto un gioco molto simile con i social vicini a loro. E riceveranno lo stesso trattamento.

Chi si aspetta un Papa schierato da una parte politica resterà deluso. Leone XIV è un uomo di Chiesa, con idee insieme innovative e tradizionali. Ha scelto non a caso il nome del Papa che scrisse la Rerum Novarum, documento che segnò l’ingresso della Chiesa nel mondo moderno. Fra la gente, seguendo l’esempio di Cristo.

Ed è questo il messaggio che ci si deve aspettare da un Papa missionario, attento alle diseguaglianze sociali, ai conflitti che sconvolgono il mondo e alle trappole della modernità: un messaggio cristiano. Non una rivoluzione, ma un cammino fermo sulla strada del Vangelo, fatto di valori e principi, non di schieramenti politici. Dove a contare sono le idee e lo spirito. In un mondo che si divide su tutto come in uno stadio, sarà questo il compito più difficile per Leone XIV: unire senza fare passi indietro, accogliere con dolcezza, ma senza compromessi.

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Ultimo Aggiornamento: 09/05/2025 15:19

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