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“Lavorare di notte fa invecchiare prima: ecco perché”. Lo studio del King’s College di Londra 

Pubblicato: 09/05/2025 16:13
lavorare di notte

Un nuovo studio del King’s College di Londra, pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS, ha rivelato che anche le cellule muscolari sono dotate di un orologio circadiano interno. Questo meccanismo biologico regola il turnover proteico, ovvero la produzione e la degradazione delle proteine muscolari. Quando questo orologio viene alterato – ad esempio in chi deve lavorare di notte o fa dei turni irregolari – può accelerare il processo di invecchiamento muscolare e favorire condizioni come la sarcopenia, la perdita progressiva di massa e forza muscolare. Per dimostrare il legame tra ritmi circadiani e invecchiamento muscolare, i ricercatori hanno utilizzato il pesce zebra, una specie ideale per questo tipo di studi grazie alla trasparenza dei suoi tessuti muscolari. Manipolando geneticamente l’orologio muscolare interno dei pesci, hanno potuto osservare gli effetti a lungo termine dell’alterazione circadiana.
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I risultati sono stati evidenti

I pesci con orologio muscolare disfunzionale erano più piccoli, più leggeri e meno attivi rispetto al gruppo di controllo. Mostravano segni evidenti di declino fisico precoce, assimilabile alla sarcopenia umana e il deterioramento è apparso solo in età adulta, confermando che il danno si accumula nel tempo. Durante il riposo notturno, l’orologio circadiano delle cellule muscolari attiva la rimozione delle proteine danneggiate, accumulate nel corso della giornata. Se questo processo viene interrotto, le proteine difettose si accumulano, compromettendo la funzionalità muscolare. Lo studio ha dunque dimostrato che un ritmo sonno-veglia regolare è fondamentale per mantenere in salute i muscoli e prevenire l’invecchiamento precoce. Lavorare di notte, quindi, è deleterio per il corpo umano.

Lavoro a turni: un rischio sottovalutato per i muscoli (e non solo)

I ricercatori hanno poi confrontato i dati ottenuti sugli animali con le osservazioni cliniche sugli esseri umani. Le persone che lavorano su turni, soprattutto turni notturni, mostrano un’elevata incidenza di disturbi legati all’alterazione dei ritmi circadiani:
– Sarcopenia precoce
– Disturbi metabolici (obesità, diabete)
– Problemi gastrointestinali (ulcera, digestione difficile)
– Aumento di ansia e depressione
– Malattie cardiovascolari.
Questi effetti negativi sembrano legati proprio alla disregolazione dell’orologio biologico, che non riguarda solo il sonno, ma anche muscoli, metabolismo e umore.

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