
GENOVA – «Il 9 maggio è la vera festa della Vittoria, quella storica, quella dei popoli». È con queste parole che Marco Rizzo e Francesco Toscano, leader del movimento Democrazia Sovrana Popolare, rivendicano il significato politico e simbolico della data in cui l’Unione Sovietica sconfisse la Germania nazista, ponendo ufficialmente fine alla Seconda guerra mondiale in Europa. Una posizione netta, che rifiuta le riletture dominanti del conflitto e si scaglia contro l’Occidente atlantista, l’Unione Europea, la NATO e la gestione dello scontro russo-ucraino.
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I numeri della memoria: 27 milioni di morti sovietici
«Senza i russi, quella vittoria non ci sarebbe stata», sostengono i due esponenti politici. A rafforzare la loro tesi, il confronto tra le perdite: 27 milioni di morti sovietici contro 300mila americani nell’intero conflitto. Un dato che per Rizzo e Toscano dovrebbe essere sufficiente a rimettere in discussione le narrazioni dominanti sul ruolo degli Stati Uniti e degli Alleati nella liberazione dell’Europa dal nazifascismo.
Il 9 maggio diventa così non solo una data storica, ma un elemento cardine di una contro-narrazione che intende sfidare la retorica del politicamente corretto, accusato di riscrivere la storia in funzione degli attuali assetti geopolitici.
Una critica frontale a NATO, Biden e UE
La dichiarazione rilasciata ad Affaritaliani.it non lascia spazio a interpretazioni: «Raccontano menzogne per giustificare la UE guerrafondaia, la NATO di Biden e l’uso strumentale del popolo ucraino nella provocazione crescente alla Russia». È una presa di posizione che si inserisce in una lettura filo-russa del conflitto, dove l’aggressione militare russa viene ricollocata nel contesto di una pressione esercitata da parte dell’Occidente e delle sue alleanze militari.
Per Democrazia Sovrana Popolare, la guerra in Ucraina è il prodotto di un’escalation costruita, nella quale l’Ucraina viene trasformata in un strumento geopolitico più che in un soggetto sovrano.

La piazza di Genova e la bandiera della pace
Proprio per queste ragioni, il movimento ha indetto una manifestazione nel centro di Genova, in piazza Matteotti, oggi alle 17:00. «Rinnovano una anacronistica contrapposizione tra fascismo e antifascismo per oscurare il fatto che il popolo italiano è contrario alla guerra», dichiarano Rizzo e Toscano. Un’affermazione forte, supportata – secondo loro – da una presunta opposizione popolare che supererebbe il 90%.
Al centro dell’iniziativa, un solo simbolo: il tricolore italiano, definito come «l’unica bandiera della pace che conosciamo». Una scelta che vuole marcare distanza tanto dal pacifismo legato all’arcobaleno, quanto dalle altre formazioni partitiche, anche quelle di sinistra, accusate di essersi allineate alle posizioni del blocco atlantico.
La riscrittura della storia e il ruolo della sinistra
Particolarmente dura è la polemica rivolta contro intellettuali e comunicatori che, secondo i leader di Democrazia Sovrana Popolare, parteciperebbero attivamente alla manipolazione del passato. Tra le figure citate in modo polemico c’è anche Roberto Benigni, accusato di mistificare i fatti storici per conformarsi al pensiero dominante. Un’accusa che rientra in una più ampia critica alla sinistra istituzionale, vista come ormai completamente integrata nel sistema di potere che promuove la guerra e sostiene le strategie militari dell’Occidente.
Per Rizzo e Toscano, raccontare oggi la verità sulla Vittoria sovietica è un atto di resistenza culturale e politica. Non solo contro il revisionismo storico, ma anche contro una certa idea di Europa, sempre più distante – a loro dire – dalle reali istanze popolari.
La lotta per la sovranità e contro il conformismo
La linea politica di Democrazia Sovrana Popolare è coerente: rifiuto del globalismo, opposizione a UE e NATO, difesa della sovranità nazionale e critica all’uniformità del pensiero. In questo contesto, la celebrazione del 9 maggio assume una valenza politica esplicita: non è solo la commemorazione della fine del nazismo, ma anche un’occasione per denunciare le nuove forme di autoritarismo democratico.
Con la manifestazione di oggi a Genova, Rizzo e Toscano intendono ribadire un messaggio preciso: «La storia non si piega alla propaganda. E oggi, nel giorno della Vittoria, la nostra unica bandiera è quella italiana».