
Emergono nuovi elementi nell’intricata vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella notte tra il 12 e il 13 agosto 2007 a Garlasco (PV). Il settimanale Giallo, in edicola il 15 maggio, riferisce che la Procura sta esaminando oltre 200 messaggi scambiati su WhatsApp tra Paola Cappa, cugina di Chiara, e un amico di Milano: testi giudicati “significativi” per i loro riferimenti, ritenuti dai magistrati “inquietanti”, al delitto.
La festa in piscina di luglio 2007
Gli investigatori stanno inoltre ricostruendo una presunta festa in piscina organizzata pochi giorni prima dell’omicidio, nel luglio 2007, in una villa della zona. A citarla per prima fu Francesca, collega di Chiara, durante un’interrogatorio ai carabinieri: «Chiara mi aveva detto di andare a una festa con piscina in quella villa». Quel party, finora mai approfondito, ora finisce sotto la lente d’ingrandimento come possibile momento di ritrovo di persone vicine sia alla vittima sia agli indagati.
L’intercettazione con la nonna
Tra le carte depositate in Procura figura anche un’intercettazione telefonica in cui Paola, parlando con la nonna, esprime tutto il suo risentimento verso la famiglia materna: «Odio gli zii, non li sopporto più, mi hanno rotto. Se io e Stefania siamo ridotte così è per questa storia qua». Una frase che fa drizzare le antenne agli inquirenti, interessati a capire se e come questo “odio di sangue” possa aver avuto un ruolo negli sviluppi della vicenda.
Le foto “gemelle K” e il “Fruttolo”
Giallo pubblica in esclusiva due immagini finora inedite: la prima, inviata da Paola alla sorella Stefania nel 2013, ritrae solo due piedi affiancati da un’impronta a pallini e la didascalia «Buon compleanno, sorellina»; la seconda, scattata recentemente da Stefania, mostra un bambino in mezzo a biciclette con la scritta «Fruttolo». Proprio un vasetto di yogurt di quel marchio è stato rinvenuto tra i reperti sottoposti ad analisi della Scientifica. Può sembrare una coincidenza, ma gli investigatori intendono chiarire se il barattolo — presente negli scatoloni degli oggetti sequestrati all’epoca — possa collegarsi a uno dei protagonisti o a un luogo chiave del delitto.
Con queste nuove piste, la Procura di Pavia mira a colmare i vuoti rimasti dopo la scarcerazione di Alberto Stasi, l’unico condannato per l’omicidio, e a rispondere alle domande ancora aperte: chi c’era davvero in villa la notte di Ferragosto? Quali rapporti univoci legano i messaggi criptici di Paola Cappa ai fatti accaduti? E cosa rappresenta quel misterioso “Fruttolo”? Le risposte potrebbero cambiare di nuovo il corso di un processo che, a quasi diciassette anni dal delitto, resta ancora avvolto nel mistero.