
A partire dalla mezzanotte del 15 maggio, sono ufficialmente entrati in vigore i nuovi prezzi dei carburanti previsti dal decreto ministeriale congiunto dei ministeri dell’Economia e dell’Ambiente. Il provvedimento ha determinato una diminuzione di 1,50 centesimi di euro per litro dell’accisa sulla benzina e un aumento equivalente sull’accisa del gasolio impiegato come carburante. Questo intervento si inserisce in una più ampia strategia di riallineamento fiscale tra le due tipologie di combustibili, finalizzata a ridurre il divario storico tra la loro tassazione.
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I nuovi valori delle accise
A seguito della variazione, l’accisa sulla benzina è stata rideterminata in 71,34 euro per 1000 litri, mentre l’accisa sul gasolio è salita a 63,24 euro per 1000 litri. Sebbene si tratti di cifre che, in termini assoluti, possono apparire marginali sul prezzo finale al consumo, il valore simbolico e politico della misura è forte. Si tratta di un riequilibrio progressivo che il legislatore ha inserito nel quadro più ampio della riforma delle accise, destinato a concludersi nei prossimi cinque anni.

Obiettivo: finanziare il trasporto pubblico
Le maggiori entrate generate dall’incremento dell’accisa sul gasolio verranno destinate al Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale. In questo modo, la riforma delle accise assume anche una funzione di redistribuzione delle risorse, spostando parte del peso fiscale dalla benzina al gasolio – storicamente più economico – per sostenere un comparto essenziale come quello dei trasporti pubblici.
Una riforma graduale e strutturale
Il decreto, pur nella sua apparente tecnicità, segna l’avvio concreto del processo di armonizzazione tra le accise dei carburanti più usati nei motori a combustione. L’obiettivo a medio termine è una parità di trattamento fiscale tra benzina e gasolio, in linea con l’evoluzione dei parametri ambientali europei e con la necessità di riequilibrare gli incentivi verso forme di mobilità meno inquinanti.
Nel frattempo, per gli utenti della strada, la differenza si traduce in centinaia di euro l’anno in più o in meno, a seconda del tipo di carburante utilizzato e dei chilometri percorsi. Ma per lo Stato, è un segnale preciso: si intende intervenire sulla struttura fiscale dei carburanti per adeguarla a una mobilità che cambia, sempre più orientata a sostenibilità ed efficienza. Un passo dopo l’altro, anche un centesimo alla volta.