
A sedici anni dal delitto di Chiara Poggi, il dibattito sulle responsabilità si arricchisce di un nuovo capitolo che riporta alla luce le ombre lanciate già nel 2009 dalla difesa di Alberto Stasi sulle sorelle Cappa, cugine della vittima, e sul loro presunto “buco temporale”. All’epoca gli avvocati di Stasi chiesero esplicitamente di verificare gli alibi di Paola e Stefania Cappa, sottolineando come nei loro racconti mancasse oltre un’ora di movimenti.
Oggi, quelle stesse perplessità tornano di stringente attualità, alla luce dei nuovi sviluppi investigativi che hanno visto coinvolto l’amico di famiglia Andrea Sempio: dalle indagini su contatti telefonici con i “biker” Mattia Capra e Roberto Freddi, fino al martello recuperato dai fondali del canale di Garlasco e ritenuto “interessante” dai carabinieri. La svolta sulle frequentazioni di via Pascoli – casa Poggi – fa tornare in primo piano la domanda originaria della difesa di Stasi: non erano forse le gemelle e la loro madre tra gli ultimi a entrare e uscire da quella villetta?
Mentre le perquisizioni a Milano hanno scandagliato i cellulari e le residenze di Capra e Freddi, battendo all’unisono la pista delle incongruenze cronologiche, l’estrazione del martello dal fondo del canale ripesca un oggetto che, potenzialmente, potrebbe riscrivere la versione unica del delitto. In passato, allo stesso modo, si ipotizzava che un attizzatoio potesse essere l’arma del femminicidio; ora quel martello sollecita nuovamente l’attenzione su chi – tra i frequentatori abituali di casa Poggi – avesse accesso a quegli strumenti e a quegli ambienti.
Le perplessità mosse nel 2009 restano dunque vive: i giudici del Riesame non convalidarono subito il fermo di Stasi, evidenziando l’esistenza di “possibili piste alternative”. Oggi, con gli investigatori che setacciano gli alibi di Capra e Freddi e analizzano le impronte e il DNA ritrovati sul presunto strumento del delitto, si moltiplicano domande rimaste a lungo senza risposta.
La Procura di Pavia, che conduce le indagini su Sempio per omicidio volontario, mantiene il riserbo sulle ipotesi di reato e sugli esiti delle perquisizioni. Ma ormai non si può più ignorare che, al di là della conferma formale delle responsabilità di Stasi, il quadrato di frequentazioni e oggetti – dalle gemelle Cappa al martello – costituisce un mosaico molto più complesso di quanto narrato finora.
La caccia alla verità, instancabile, torna dunque a battere le tracce di quei giorni di agosto 2007, esplorando ogni “buco temporale” e ogni reperto sommerso, nel tentativo di restituire a Chiara Poggi, alla sua famiglia e alla città di Garlasco un racconto veramente completo di quanto accadde quella notte.