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Omicidio Stefania Camboni, fermata la nuora Giada Crescenzi. La vittima ne era convinta: “Mi vuole portare via mio figlio”

Pubblicato: 16/05/2025 12:45

In alcune famiglie, le tensioni sotterranee possono covare per mesi, persino anni, fino a trasformarsi in fratture insanabili. Non sempre è facile capire dove finiscono i normali contrasti della quotidianità e dove iniziano i segnali di qualcosa di più profondo, e forse pericoloso. Quello che a volte appare come un semplice conflitto personale può rivelare molto di più, soprattutto quando finisce sotto la lente della cronaca giudiziaria.

Un caso recente, carico di interrogativi, porta alla luce un quadro familiare incrinato e segnato da rancori mai sopiti. Solo a posteriori, secondo chi conosceva da vicino la protagonista, alcuni dettagli appaiono oggi tragicamente eloquenti.

Un rapporto difficile e una convivenza forzata

Il legame tra Stefania Camboni e la sua nuora, Giada Crescenzi, oggi indagata per omicidio volontario, era compromesso da tempo. A raccontarlo è un’amica molto vicina alla vittima: «Stefania la reputava una persona poco affidabile e ricordo che era stata chiara su un punto. Mi riferì che secondo lei quella donna le voleva portare via il figlio». La crisi sarebbe iniziata oltre un anno fa, quando Francesco, figlio di Stefania, si era allontanato da casa per iniziare una relazione con la 31enne Giada, collega all’aeroporto.

A complicare il quadro, il dolore mai risolto per la morte del marito avvenuta nel 2020. «Stefania ci stava malissimo per questa situazione e infatti cadde in una forte depressione. Disse che la ragazza del figlio più grande diceva bugie appunto per non fargli fare pace», aggiunge l’amica. Nonostante avesse provato a ricostruirsi una vita affettiva, Stefania appariva sempre più isolata.

Nel frattempo, le indagini stanno facendo emergere elementi digitali rilevanti. Secondo alcune fonti, sul cellulare di Giada sarebbero state trovate ricerche online su sonniferi e metodi per indurre un sonno profondo, un dettaglio che potrebbe pesare nella ricostruzione dei fatti.

Un ulteriore tassello riguarda la convivenza con la suocera. Secondo quanto trapelato da alcuni annunci social pubblicati a FiumicinoGiada e Francesco cercavano casa già a febbraio. L’ultimo appello risale all’8 maggio, pochi giorni prima del presunto omicidio: «Io, il mio compagno e due gattine cerchiamo un posto dove vivere… dormiamo pure per terra, basta una cucina e un bagno!».

Parole che oggi suonano come un eco drammatico di una tensione ormai fuori controllo.

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