
Quando l’orologio segnava le 2:37 di questa notte, il silenzio è stato squarciato da un brivido del terreno. Un sussulto breve ma netto: un terremoto di magnitudo ML 2.2, rilevato dalla Sala Sismica dell’INGV-Roma alle coordinate 37.8532 N, 14.6177 E e a una profondità di 38 km.
Le finestre hanno tremato per un istante e qualcuno ha lasciato cadere la tazza di tè preparata per una flebile ansia di mezzanotte. Quando il boato si è spento, è tornato il silenzio, punteggiato dal fruscio del vento tra gli ulivi e dal richiamo di un gufo.
Cosa fare durante un terremoto
È successo a San Teodoro, frazione affacciata sul Tirreno al confine tra Messina e provincia di Palermo. Anche una scossa lieve come questa è un richiamo a tenere sempre a portata di mano le regole di sicurezza: durante il tremore, cercate immediatamente riparo sotto un tavolo robusto o una trave resistente, proteggendo testa e collo con le braccia. Allontanatevi da vetrate, mobili alti e scaffali carichi. Se siete in un edificio, non correte verso l’uscita: restate al riparo finché il movimento non si arresta, poi uscite con calma evitando scale e ascensori. A terra, in spazi aperti, distanziatevi da muri, lampioni e alberi. Solo una coppia di minuti di attenzione può trasformare il panico in sicurezza.
Al mattino, chi è uscito di casa con il cuore in gola ha scoperto che nulla si è danneggiato: nessun crollo, nessuna strada spaccata. Solo qualche crepa sui muri intonacati di bianco e facce stanche, pronte a riprendere il sonno sospeso.
Il magnitudo 2.2, di per sé innocuo per le strutture, ha ricordato agli abitanti di San Teodoro che la terra non dorme mai davvero. È una lezione silenziosa che proviene da 38 chilometri di profondità, un invito a non abbassare mai la guardia e a mantenere sempre vivi i gesti di primo istinto: trovare riparo, proteggere la testa, rimanere lucidi. Perché, piccoli o grandi, non tutti i terremoti si annunciano con anticipo.