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Stefania Camboni, svolta nelle indagini: Giada Crescenzi non l’ha uccisa da sola

Pubblicato: 21/05/2025 08:58

Nelle case tranquille accade spesso l’impensabile. Le finestre si chiudono, le tapparelle si abbassano, ma dentro può scatenarsi l’inferno. A volte tutto sembra normale, fino al momento in cui la porta si apre e il silenzio si riempie di grida.
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La quotidianità si spezza in pochi attimi. Un gesto, una parola, uno sguardo di troppo. L’odio può covare sotto la cenere anche per anni, poi esplode. Il dramma non guarda in faccia nessuno. Nemmeno chi condivide lo stesso tetto.
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Gli inquirenti parlano di rapporti difficili. Di tensioni familiari, di vecchi rancori. Non basta l’apparenza per raccontare la verità. Servono i fatti, servono le prove. E servono soprattutto risposte.

Stefania Camboni uccisa con venti coltellate

La morte di Stefania Camboni, 58 anni, ha scosso l’opinione pubblica. La donna è stata trovata senza vita nella sua casa, colpita da circa venti coltellate, quattro delle quali mortali. Il figlio ha scoperto il corpo coperto da cuscini e lenzuola, al rientro dal lavoro.

I primi sospetti sono caduti su Giada Crescenzi, nuora della vittima. La trentunenne è ora in carcere. Gli indizi raccolti dagli investigatori restano fragili ma considerati sufficienti per un’accusa di omicidio aggravato. Il giudice ha parlato di elementi “labili ma sufficienti” per convalidare la misura cautelare.

Tracce di sangue e sospetti di complicità

Durante i rilievi, i tecnici hanno trovato tracce di sangue lavate in vari punti dell’abitazione. Il luminol ha confermato la presenza di fluidi eliminati con un detergente specifico, segno di un possibile tentativo di ripulire la scena del crimine.

Il magistrato ipotizza anche l’intervento di altre persone. Qualcuno avrebbe potuto aiutare la Crescenzi a occultare le tracce del delitto. Le scarpe della donna, sporche di sangue, e alcune ricerche su internet, completano un quadro giudicato “inverosimile” dalla giudice.

All’appello mancano ancora l’arma del delitto, il cellulare della vittima, le chiavi dell’auto e alcuni stracci. Durante l’interrogatorio, Giada Crescenzi ha scelto di non rispondere. L’accusa parla di omicidio aggravato dalla minorata difesa e dall’abuso di relazioni domestiche.

La famiglia difende Giada

I genitori della donna hanno rilasciato una dichiarazione: «Siamo una famiglia perbene. Giada è sempre stata una persona forte, onesta e lavoratrice. Crediamo nella sua innocenza e confidiamo nella giustizia». Parole che non cancellano il dolore, ma provano a ricostruire un’immagine diversa.

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Ultimo Aggiornamento: 21/05/2025 09:24

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