
In una tranquilla località del litorale laziale, un omicidio avvolto nel mistero continua a sollevare dubbi e interrogativi. La dinamica è ancora poco chiara, e i riscontri oggettivi tardano ad arrivare, alimentando il sospetto che dietro l’apparente linearità del delitto si celi una trama ben più complessa.
Tra indizi mancanti, comportamenti sospetti e testimonianze contraddittorie, gli inquirenti lavorano per ricostruire con precisione le ultime ore di vita di una donna trovata senza vita nella sua abitazione. Ma al momento, il quadro è tutt’altro che completo.

Dubbi, contraddizioni e misteri irrisolti
Il caso ruota attorno alla morte di Stefania Camboni, 60 anni, trovata uccisa nella sua abitazione a Fregene la mattina del 15 maggio. Sul suo corpo, ben 34 coltellate. In carcere con l’accusa di omicidio si trova la nuora, Giada Crescenzi, la quale, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato di ripulire le tracce lavando ciabatte sporche di sangue, finito persino sul cane.
Ma sono ancora tanti i punti oscuri. L’arma del delitto non è stata ritrovata, così come manca all’appello il telefono della vittima. La sua auto è stata rinvenuta in un fosso, forse per simulare una rapina. Gli investigatori non escludono che l’aggressione sia stata compiuta da più persone, ed è per questo che si continuano gli approfondimenti sul compagno di Crescenzi, Francesco Violoni, figlio della vittima. A quanto pare il figlio: “Non ha chiamato l’ambulanza”.
Versioni inverosimili e moventi familiari
Secondo l’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare per Crescenzi, il comportamento della coppia sin da subito è apparso “insolito”: agitati mentre raccontavano di un furto in casa, solo in un secondo momento hanno riferito della presenza del corpo, coperto da cuscini.
Il giudice ha definito la versione della 31enne “inverosimile e illogica“, segnalando anche una ricerca online sospetta su come smacchiare un materasso insanguinato. Dubbi emergono anche sul racconto di Violoni, che dice di essere andato al lavoro dopo cena e, al ritorno, avrebbe notato il disordine in casa, ma non il cadavere al primo sguardo.
Una convivenza tesa
La famiglia viveva nella stessa abitazione, ma la convivenza era tutt’altro che serena. Dopo la morte del marito, Stefania aveva rotto i rapporti con i figli. “Si era fatta molti nemici”, ha raccontato Crescenzi agli investigatori. Violoni, dal canto suo, ha parlato di “velata gelosia” tra madre e compagna. Il suo avvocato, Massimo Gabrielli, nega ogni coinvolgimento, ma gli inquirenti restano convinti: Giada non può aver agito da sola.Stefania Camboni uccisa con venti coltellate
