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Medico e sindaco ai domiciliari: accusato di violenze sessuali

Pubblicato: 23/05/2025 16:00

Nel quieto borgo di Rivolta d’Adda, in provincia di Cremona, il nome di Giovanni Sgroi era sinonimo di impegno civico e di eccellenza medica. Chirurgo di fama – con una carriera quarantennale alle spalle e numerosi incarichi di vertice negli ospedali lombardi – Sgroi era anche il sindaco della cittadina, eletto nel 2021 con la lista civica «Rivolta dinamica». Ieri, però, sono scattate le manette: i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, su ordine della gip Sara Cipolla, lo hanno arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di almeno quattro pazienti.

Tutto ha avuto origine dalle denuncia di una donna che, durante una visita specialistica in una clinica privata di Pozzuolo Martesana, ha raccontato episodi di abusi subiti proprio “sotto” le mani esperte del chirurgo. Le successive attività tecniche – intercettazioni, perquisizioni, analisi forensi – hanno permesso di ricostruire almeno altri tre casi analoghi. In considerazione dell’«elevata utenza» della struttura, i carabinieri hanno invitato chiunque avesse subito violenze a rivolgersi alle autorità.

Una carriera in ascesa, un doppio ruolo pubblico
Nato a Messina e laureato in medicina nel 1979, Sgroi si era specializzato presso l’Università Statale di Milano in chirurgia generale, dell’apparato digerente e vascolare. Dapprima dirigente all’ospedale San Paolo di Milano, poi direttore di Chirurgia all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo e infine – fino al 2020 – al vertice del Dipartimento di area chirurgica dell’ospedale di Treviglio. Tra le sue molteplici presenze istituzionali, è stato presidente della Società Lombarda di Chirurgia (2015-2016) e professore a contratto alla Statale di Milano.

Appena andato in pensione, Sgroi aveva deciso di dedicarsi alla politica: il piccolo comune di Rivolta d’Adda lo ha premiato con la carica di sindaco, mentre nel 2024 ha tentato il salto nelle elezioni europee con la lista “Libertà” di Cateno De Luca. Sul suo sito elettorale, il medico raccontava: «Ho sempre visto il paziente non solo come soggetto da curare, ma come persona fragile da accompagnare». Ora, quello stesso impegno a difesa dei più vulnerabili è al centro di un’inchiesta che rischia di far crollare l’immagine di chi era considerato un punto di riferimento per la comunità.

Cosa fare durante un terremoto
Mentre la vicenda di Sgroi scuote il Cremonese, è bene ricordare anche le norme di sicurezza in caso di terremoto, un’emergenza sempre potenzialmente presente in molte aree d’Italia:

  1. Sotto il tavolo: al primo segno di scossa, cercate riparo sotto un tavolo robusto o un telaio resistente, proteggendo testa e viso con le braccia.
  2. Lontano da vetri e oggetti pericolosi: evitate finestre, specchi, mobili alti e lampadari che potrebbero cadere.
  3. Non affollate le scale: le scale interne possono crollare; si esce solo se strettamente necessario, preferendo l’uscita all’aperto, lontano da edifici, pali e fili elettrici.
  4. All’esterno, lontano dai muri: in strada, tenetevi a distanza da edifici, muri di cinta, alberi e lampioni.
  5. Dopo la scossa, controllate la situazione: verificate l’incolumità di chi vi sta intorno, chiudete il gas se possibile e ascoltate le autorità tramite radio o smartphone per le istruzioni.

L’arresto di un medico-sindaco è una ferita profonda per la comunità, che ora attende risposte rapide e trasparenti sulla vicenda giudiziaria. Nel frattempo, ogni cittadino può fare la propria parte, restando informato e preparato anche alle emergenze più imprevedibili.

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