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Sempio, l’impronta potrebbe essere davvero un problema: “Risale al momento del delitto”

Pubblicato: 24/05/2025 08:39

Nel risiko delle consulenze intorno al delitto di Chiara Poggi, il prossimo territorio da conquistare è la certezza probatoria dell’impronta numero 33. Quella impressa sul muro sopra il terzo gradino della scala su cui venne trovato il corpo della vittima, attribuita dai consulenti della Procura di Pavia al palmo della mano destra di Andrea Sempio, evidenziata in rosso dalla ninidrina spray spruzzata dai Ris di Parma nell’agosto 2007. E la prima parte al tavolo a gettare i dadi è la difesa di Alberto Stasi, il condannato per quel delitto. L’annuncio di una relazione tecnica sulla natura biologica di quell’impronta arriva dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, che hanno messo già al lavoro i loro esperti: l’obiettivo è dimostrare che sotto quel reagente vi fosse il sangue, così da rendere quell’indizio oltremodo solido.

“Gli operatori dei Ris vennero attratti da aloni e chiazze — spiega il genetista Pasquale Linarello — e su quella parete fu evidenziata solo la traccia 33. Con la ninidrina, che reagisce solo a contatto con materiale organico. Ed è vero che quella sostanza inibiva nel 2007 la ricerca di DNA, ma oggi esistono kit più sofisticati. I Ris raschiarono quel pezzo di intonaco, stiamo cercando tra gli atti le foto originali. E speriamo che il reperto sia stato conservato”.

Aggiunge il chimico forense Oscar Ghizzoni:

“Quell’impronta ci restituisce già il tipo di contatto. Molto marcato, con una pressione duratura, che non fa pensare a un veloce passaggio su scale senza corrimano. In attesa di poter analizzare quel pezzetto di muro originale, faremo delle prove per capire con che cosa reagì la ninidrina: sudore, sangue, siero o una miscela. È possibile identificare una parte corpuscolare su quella traccia. Adesso valuteremo la tecnica migliore da adottare”.

Di fronte a questo interventismo difensivo, la parte civile non mostra “ostilità”, ma prudenza.
L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, difensore della famiglia Poggi, chiarisce:

“Da una parte ci fa piacere. Nel senso: se ci sarà un consulente che aggiunge un elemento di novità rispetto a quanto stabilito dal Ris nel 2007, leggeremo con attenzione e rispetto le sue conclusioni. Che magari, chissà, ci sorprenderanno. Dopodiché, ricordiamo che la base da cui si parte è che all’epoca, ci fu detto, il sangue su quell’impronta non c’era. Se non c’era allora può esserci oggi? Boh, vedremo”.

Tizzoni sottolinea, tuttavia, il paradosso tecnico:

“Se l’impronta si può attribuire — è la conclusione del ragionamento — è giusto farlo. Anche se mi chiedo come si possa tirare fuori il DNA da una fotografia”.

Ma gli elementi contro Andrea Sempio, oltre all’attribuzione dattiloscopica, non sono pochi:

  1. Posizione dell’impronta
    Secondo le ricostruzioni del processo Stasi, l’assassino non sarebbe sceso i gradini, avendo lanciato il corpo di Chiara dallo sbocco delle scale. Eppure la traccia 33 è collocata proprio un paio di gradini più in basso rispetto al livello di “sosta” attribuito all’assassino.
  2. Assenza di movimenti coerenti
    L’impronta è “molto marcata”, come se chi l’avesse lasciata vi avesse esercitato peso per un tempo prolungato. Questo contrasta con la dinamica di un visitatore che, dopo un’aggressione fulminea, fugge senza indugiare sulle scale strette e ripide.
  3. Reperto non più disponibile
    Il reperto originale, raschiato e fotografato nel 2007, non risulta più rintracciabile con facilità: senza il campione fisico, qualsiasi nuova analisi si appoggia a documentazione fotografica parziale.
  4. Esiti del 2007
    Tutti i test del 2007 avevano escluso la presenza di sangue sull’impronta: un esito ribadito da analisi successive che non avevano sollevato obiezioni.
  5. Contesto investigativo
    Le perizie, condotte prima ancora che emergessero sospetti concreti su Sempio, non sono mai state smentite nel contraddittorio dell’epoca, nonostante l’assenza di un alibi solido per il nuovo indagato in quelle ore.

La partita a scacchi giudiziaria ora si sposta verso l’incidente probatorio: sarà lì che le nuove analisi, e forse una conferma (o smentita) definitiva, troveranno il loro banco di prova. E se davvero si dimostrasse che l’impronta 33 contiene residui ematici compatibili con il sangue di Chiara, il castello indiziario su Sempio potrebbe dare un colpo decisivo al lungo giallo di Garlasco. Ci sarebbe (novità dell’ultimo minuto) un ulteriore dettaglio in merito alla databilità: a quanto pare, siccome oltre all’impronta di Sempio ci sarebbero solo altre impronte compatibili con persone appartenenti alle forze dell’ordine, significa che sono tutte legate al giorno della morte (e infatti non ci sarebbero impronte di familiari). Lo avrebbero stabilito i Pm.

Per ora, le tessere in gioco restano sul tavolo: la difesa di Stasi cerca di ricompattare le certezze originarie, mentre la Procura di Pavia spinge per esplorare ogni possibile traccia, riallestendo una scena che sembrava definita ormai da 18 anni. Il dado è tratto: nei prossimi mesi sapremo se quell’impronta diventerà il tassello inoppugnabile o rimarrà un enigma da risolvere.

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Ultimo Aggiornamento: 24/05/2025 10:45

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