
Una sera qualsiasi, nel cuore pulsante di Milano, sotto il riverbero della Torre Unicredit in piazza Gae Aulenti, si consuma un incontro tanto sorprendente quanto carico di tensione: Fabrizio Corona ed Ermanno Cappa si trovano faccia a faccia. Non in un’aula di tribunale, non in uno studio televisivo, ma all’aperto, in un luogo frequentatissimo da turisti e giovani provenienti da tutta la Lombardia, a due passi dalla stazione Garibaldi.
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L’ex re del gossip, da poco tornato sotto i riflettori dopo anni di detenzione per reati che spaziano da estorsione a corruzione, da evasione fiscale a bancarotta fraudolenta, ha recentemente acceso di nuovo i riflettori su di sé con accuse gravi e non documentate contro le gemelle Paola e Stefania Cappa. Accuse che le vedrebbero coinvolte, insieme all’attuale indagato Andrea Sempio e ad altri presunti killer, nell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007.
Le parole rubate a un dialogo privato
Alcuni secondi di dialogo, registrati da un passante e rimbalzati subito di chat in chat, restituiscono un clima teso ma composto. Si sentono frammenti di frasi. L’avvocato Ermanno Cappa, zio della vittima e padre delle due cugine chiamate in causa, manifesta tutto il suo disagio per la pressione mediatica: “… mettono in piazza così alla caz… di cane”, dice. E ancora: “Ma i giornalisti inventano anche delle caz… te, ma non dico lei! Ma dai…”.
Corona, apparentemente comprensivo, risponde: “Questo sì… questo sì…”. Il tono sembra quello di un confronto che, pur tra divergenze profonde, tenta una forma di chiarimento. Cappa prosegue: “Ma sì, perché eccita la gente, l’immaginario collettivo!”. Un’osservazione che riflette la complessità di una vicenda che da sempre oscilla tra giudiziaria e spettacolo.

Un faccia a faccia che riapre ferite
Le immagini riportano alla mente l’estate di diciotto anni fa, quando Fabrizio Corona fece irruzione nel mondo del delitto di Garlasco con il suo stile provocatorio, cercando di trasformare le gemelle Cappa in icone mediatiche di un intrattenimento morboso. Una scelta che suscitò un clamore immenso e che segnò profondamente la famiglia, fino a portare l’avvocato Cappa a sottrarre le figlie ai riflettori, in seguito anche allo scandalo del fotomontaggio sul cancello di via Pascoli.
Il cortocircuito tra il personaggio più esibizionista di tutta la vicenda e quello più riservato, torna adesso ad agitare le acque, proprio mentre si riaccendono i riflettori sul caso. Il breve scambio tra i due resta in gran parte riservato, ma quel poco che emerge è sufficiente a far rumore.
Le accuse senza prove e la nuova attenzione mediatica
Le ultime dichiarazioni pubbliche di Corona hanno riacceso i fari su un caso giudiziario che sembrava ormai archiviato. Sul web circolano messaggi vocali tra Paola Cappa e l’ex manager dei vip Francesco Chiesa Soprani, mentre in televisione Corona ha ribadito le sue teorie proprio davanti al Tribunale di Pavia. Quel giorno, il mancato interrogatorio di Andrea Sempio e l’esame dell’ex fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, da parte del procuratore capo Fabio Napoleone, hanno fatto da sfondo alle ennesime accuse dell’ex fotografo dei vip.
Corona sostiene che il procuratore abbia da anni nel cassetto prove certe sull’omicidio di Garlasco, ma ottenute illegalmente, dunque inutilizzabili in un procedimento penale. Si tratta però di affermazioni senza alcun riscontro, come tutte quelle lanciate finora.

Un rendez-vous che fa tremare il silenzio
Il contatto diretto con il padre delle due donne chiamate in causa è un evento nuovo, simbolico, e per molti versi destabilizzante. Le gemelle Cappa, mai indagate nel 2007 né oggi, si ritrovano di nuovo sotto i riflettori, mentre le parole dell’avvocato Cappa lasciano trasparire un sentimento di mortificazione e rassegnazione. “Son così mortificato a vedere…”, è l’ultima frase udibile, prima che la registrazione venga interrotta.
Un momento che riapre vecchie ferite e alimenta il clamore mediatico attorno a un caso già ampiamente sfruttato nel tempo. Il rendez-vous tra Corona e Cappa rischia di trasformarsi in un nuovo capitolo di un racconto in cui giustizia, dolore e spettacolo si intrecciano ancora una volta.