
AFRAGOLA (Napoli) – La voce di Marcello Carbonaro è spezzata dal dolore e dallo shock. L’uomo, padre della giovane Martina, ha raccontato a Repubblica l’orrore di aver inconsapevolmente condiviso momenti quotidiani con chi avrebbe poi brutalmente massacrato sua figlia.
“Avevo in macchina con me l’assassino di mia figlia e non lo sapevo”, dice. Si riferisce a Alessio Tucci, il ragazzo che da tempo frequentava Martina e che, secondo le indagini, l’ha uccisa con una violenza atroce, all’interno di un edificio abbandonato del quartiere.
“Alessio che per me era come un altro figlio, me lo sono portato al mare, mangiava a casa mia, a volte dormiva pure da noi. E lui me l’ha massacrata, uccisa peggio di un cane”, aggiunge sconvolto.
Davanti a quell’edificio diroccato, dove si è consumato il femminicidio, Marcello e la moglie Enza hanno deposto un mazzo di fiori. Un gesto semplice ma potente, carico di rabbia, amore e disperazione.
“Martina nostra era una bambina”, continua il padre, “uccidendola Alessio ha sterminato la nostra famiglia”. Martina aveva solo 14 anni, la più giovane vittima tra le troppe storie di femminicidio che ogni anno si consumano in silenzio.

Il momento in cui ha capito
Il sospetto è arrivato come una scossa.
“È stato come un lampo”, racconta Marcello, ricordando un dettaglio che lo ha colpito: “quando Alessio mi ha detto: ‘Ora vi saluto, vado a farmi una doccia e mamma mi aspetta con il piatto a tavola’. Lì ho capito che era stato lui. Non chiedetemi perché ma per me è stato evidente”.
La rabbia e la richiesta di giustizia
In un momento di straziante disperazione, Marcello si scaglia con la testa contro l’inferriata che protegge il luogo dell’omicidio.
“Adesso datemi giustizia per mia figlia, quello deve marcire in carcere”, urla. La famiglia è distrutta, e la madre Enzaaggiunge: “Ho scoperto che il fidanzato la picchiava, mi aspetto l’ergastolo”.
La morte di Martina lascia un vuoto incolmabile e un’intera comunità sotto shock. Ma le parole dei suoi genitori restano lì, scolpite come grido di dolore e sete di giustizia.