
Con un comunicato ufficiale, Hamas ha espresso la propria posizione rispetto alla proposta di cessate il fuoco avanzata dall’inviato statunitense in Medio Oriente, Steve Witkoff. L’organizzazione si è dichiarata disposta a rilasciare 10 ostaggi vivi e 18 corpi in cambio della liberazione da parte di Israele di alcuni detenuti palestinesi.
Uno dei punti critici della proposta riguarda il rilascio degli ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Secondo il piano di Witkoff, questi dovrebbero essere liberati entro i primi due giorni dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. Tuttavia, Hamas ha proposto un rilascio graduale degli ostaggi, così da garantire la durata dell’accordo per l’intero periodo dei 60 giorni proposti dagli Stati Uniti.
Il governo israeliano considera la risposta di Hamas “un effettivo rifiuto”. Lo ha dichiarato un funzionario israeliano ai giornalisti, come riportato dal Times of Israel. Sebbene Hamas abbia annunciato di aver risposto alla proposta di Witkoff, i mediatori continuano a lavorare per trovare un compromesso e alleggerire alcuni dei cambiamenti chiesti dall’organizzazione palestinese.

Secondo una fonte coinvolta nei negoziati, Hamas propone un rilascio degli ostaggi in cinque fasi anziché due durante i 60 giorni della tregua. La fazione palestinese vorrebbe rilasciare quattro ostaggi vivi il primo giorno della tregua, due ostaggi vivi il trentesimo giorno e altri quattro ostaggi vivi l’ultimo giorno dell’accordo. Inoltre, i corpi dei rapiti morti verrebbero restituiti il trentesimo e il cinquantesimo giorno.
Questa strategia punta a rendere più difficile per Israele riprendere i combattimenti se i colloqui per un cessate il fuoco permanente non si concludessero positivamente alla fine dei 60 giorni.

Emergenza umanitaria: caos nella distribuzione degli aiuti
Intanto, nella Striscia di Gaza si aggrava la crisi umanitaria. A Khan Younis, nel sud della Striscia, oltre cento camion carichi di farina, parte degli aiuti del Programma alimentare mondiale (Pam), sono stati saccheggiati. Secondo il sito israeliano Ynet, decine di abitanti hanno preso d’assalto i veicoli alla vigilia della distribuzione degli aiuti prevista per oggi.
I media palestinesi hanno diffuso video che mostrano scene di caos, accompagnate da spari. La drammatica situazione è stata sottolineata ieri dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), che ha descritto Gaza come “il posto più affamato del mondo”, con il 100% della popolazione a rischio fame.
Israele ha autorizzato l’ingresso di alcuni aiuti umanitari solo dalla scorsa settimana, dopo il blocco imposto dal 2 marzo. Tuttavia, le forniture sono insufficienti a fronteggiare l’emergenza.
Vittime del conflitto: bilancio sempre più grave
La violenza non accenna a diminuire. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, nelle ultime 24 ore sarebbero stati uccisi 60 palestinesi, mentre altri 284 risultano feriti. Il bilancio complessivo dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, è drammatico: 54.381 vittime e 124.054 feriti. Questi dati sono stati diffusi attraverso un comunicato ufficiale su Telegram.
L’emergenza nella Striscia di Gaza continua a destare allarme a livello internazionale, mentre si attendono sviluppi sulle trattative per il cessate il fuoco.