
«Dentro di me si è scatenato di tutto, ho pensato anche al suicidio». Con queste parole Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, rompe il silenzio e racconta davanti alle telecamere di Quarto Grado il momento in cui ha scoperto, tramite la radio, di essere indagato per la morte della moglie, scomparsa a 63 anni nel dicembre 2021 e ritrovata senza vita nei primi giorni del 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
«Sono rimasto spiazzato, non sapevo nulla. Poi ho acceso la TV e la notizia era ovunque», dice Visintin, descrivendo il trauma vissuto nel momento in cui ha preso piena coscienza della gravità della situazione. «Mi si è gelato il sangue. Ho pensato che non mi interessava più nulla della vita: avevo perso mia moglie e mi stavano accusando di essere un assassino», aggiunge con voce rotta dalla commozione.
Ma dopo quel primo crollo emotivo, racconta, è prevalsa in lui la volontà di reagire e difendersi: «Non ho niente a che fare con la scomparsa di Liliana. Voglio dimostrare la mia estraneità a questa vicenda». Visintin si dice pronto a collaborare con gli inquirenti per chiarire ogni dubbio, ribadendo di aver sempre vissuto il dolore per la perdita della moglie nella massima trasparenza.
Il caso Resinovich, ancora avvolto da molti misteri, ha conosciuto negli ultimi mesi nuovi sviluppi, con accertamenti medico-legali e testimonianze che hanno riaperto scenari ritenuti chiusi. L’apertura di un fascicolo con Visintin come indagato rappresenta un cambio di passo nelle indagini, ma al momento nessuna prova definitiva è emersa.
Nel frattempo, l’uomo continua a proclamarsi innocente, e la sua testimonianza pubblica potrebbe segnare una svolta anche sul piano mediatico, in un’inchiesta che continua a suscitare forte attenzione e divisioni nell’opinione pubblica.