Vai al contenuto

Duplice omicidio a Bologna, i coinquilini uccisi: spunta il movente

Pubblicato: 03/06/2025 07:37

Una lite mai sopita, la tensione che cresce, la convivenza forzata che diventa trappola. E infine, l’orrore. È questa la drammatica sequenza che ha portato alla morte brutale di Luca Monaldi, 54 anni, originario di Arezzo, e Luca Gombi, 50enne bolognese, uccisi con estrema violenza nel loro attico in Piazza dell’Unità a Bologna. Sposati civilmente dal 2023, erano noti nel quartiere della Bolognina come una coppia riservata e benvoluta.

A massacrarli, secondo l’accusa, è stato Gennaro Maffia, 48 anni, nato in Venezuela da genitori italiani, loro coinquilino, con un regolare contratto d’affitto per una stanza presa in affitto dalla scorsa estate. Una convivenza difficile, segnata da tensioni crescenti, fino all’epilogo di ieri mattina: una mattanza con un grosso coltello da cucina, con cui Maffia ha sgozzato una delle vittime e inferto all’altra un colpo letale al basso ventre.

Subito dopo il duplice omicidio, l’uomo ha tentato la fuga, prendendo un volo dal Marconi per Barcellona, da dove – secondo le ipotesi investigative – avrebbe cercato di raggiungere il Venezuela. Ma la squadra mobile di Bologna lo ha identificato in poche ore, anche grazie al nome riportato sul citofono dell’appartamento, e ha allertato l’Interpol, che ha provveduto a bloccarlo in Spagna all’atterraggio.

Secondo il pm Tommaso Pierini, che coordina l’inchiesta, resta da chiarire se l’acquisto del biglietto risalga a giorni prima del delitto: in quel caso, l’accusa potrebbe aggravarsi in omicidio premeditato.

Il movente: una lite per l’abitazione (e forse altro)

A fare da cornice a questa tragedia, una lite per l’abitazione. La coppia, dopo aver venduto la casa, si preparava a trasferirsi in campagna, ma Maffia non voleva lasciare la stanza affittata, temendo di non trovare un’altra sistemazione. Secondo quanto raccontato dal cugino Giovanni Sacco, l’uomo era in crisi: «Era preoccupato, non stava bene. I due signori gli avevano promesso una buona uscita. Io gli avevo detto che con quei soldi avrebbe potuto portare la moglie in Italia».

La convivenza si era incrinata già mesi fa, con una denuncia ai carabinieri da parte di Maffia dopo che Monaldi e Gombi gli avevano cambiato la serratura della porta, per impedirgli l’ingresso. Ma l’uomo, esibendo un contratto, aveva ottenuto di rientrare. Quel fragile equilibrio si è spezzato definitivamente all’alba di sabato, quando un vicino ha sentito delle urla tra le 6.30 e le 7 e ha chiamato le forze dell’ordine.

La scena che si è presentata ai primi agenti accorsi è stata da film dell’orrore: i corpi della coppia riversi nel soggiorno, il sangue ovunque, i segni evidenti della ferocia. L’appartamento è stato sequestrato, la scientifica ha recuperato la probabile arma del delitto, mentre si lavorano i filmati delle telecamere di zona per ricostruire i movimenti dell’assassino dopo il delitto.

Nel quartiere, tra sgomento e rabbia, si ricorda la coppia con affetto. Gombi era parte di una famiglia storica della zona, mentre Monaldi, trasferitosi da Terontola, nell’Aretino, era molto legato alla comunità toscana, dove aveva lavorato come ambulante nei mercati locali. A Bologna, si era trasferito per amore. Un amore spezzato da una furia cieca, dentro le mura di casa.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure