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“Ora vivo anche per lei”: il dolore silenzioso del fidanzato di Chiara Jaconis, uccisa dalla statuina gettata dal balcone

Pubblicato: 04/06/2025 17:52

Parla il compagno di Chiara Jaconis, colpita a morte da una statuetta lanciata da un balcone. Nessuna rabbia, solo amarezza: “Una vita spezzata per un gesto incomprensibile”.

Camminavano tra i vicoli stretti e colorati dei Quartieri Spagnoli, tra panni stesi al sole e risate di bambini, quando la vacanza di Chiara e Livio si è trasformata in una tragedia irreversibile. Chiara Jaconis, 30 anni, è stata colpita alla testa da una statuetta lanciata da un balcone. Era un regalo di compleanno, quel viaggio a Napoli, un dono d’amore diventato dolore eterno. Oggi Livio Rousseau, il compagno, parla con voce ferma, senza recriminazioni: «Non provo rabbia, solo una profonda amarezza. Voglio andare avanti per Chiara, per la sua memoria».

L’autore del gesto era un ragazzo di 13 anni, non imputabile. Un bambino problematico, dicono, noto per aver già lanciato oggetti dalla finestra. I genitori non sono intervenuti in tempo. Ora resta aperta l’indagine della Procura ordinaria, che guarda proprio a loro. Ma Livio non vuole concentrarsi sul risentimento: «Immagino che si siano fatti consigliare. Hanno scelto il silenzio. Io, con la famiglia di Chiara, cerco solo di resistere».

Una storia d’amore nata a Parigi, finita troppo presto

Si erano conosciuti nel 2022, a Parigi, dove Chiara si era trasferita per lavorare nel mondo dell’alta moda. Dopo sei mesi erano andati a vivere insieme. «Eravamo felici», dice Livio, «una felicità piena, semplice». Quando il 15 settembre 2024 Chiara è stata colpita, Livio ha capito subito che era grave. «Non mi hanno raccontato favole. I medici sono stati sinceri. È morta in ospedale dopo due giorni». Il resto è silenzio, e tentativi quotidiani di trovare un senso, di ricostruire.

“Una parte di me è contenta che si sia fatta chiarezza. Ma nulla potrà ridarmela”

Oggi la verità giudiziaria ha un volto: quello di un ragazzino troppo piccolo per affrontare un processo, e di una famiglia che resta muta. Ma Livio non cerca vendetta. «Sospettavo che quella statuetta non fosse caduta da sola. Ora che lo so, non cambia nulla. Chiara non tornerà». A tenerlo in piedi è il ricordo di lei, il sostegno dei suoi cari, e la determinazione a non lasciarsi travolgere: «Vivo anche per Chiara. E continuerò a farlo, con dignità».

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