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Rivolta nel carcere Marassi di Genova: detenuti sul tetto, feriti due agenti. “Disordini partiti da un tentativo di stupro”

Pubblicato: 04/06/2025 16:27
rivolta carcere Marassi Genova

Un pomeriggio che sarebbe dovuto scorrere come tanti altri si è trasformato, mercoledì, in un incubo per il personale del carcere di Marassi. Dietro le mura dell’istituto penitenziario, una rivolta carceraria di ampie proporzioni ha scosso la struttura, costringendo all’intervento massiccio delle forze dell’ordine e portando all’attenzione pubblica ancora una volta la situazione sempre più critica delle carceri italiane. Per fortuna la situazione sembra essere tornata alla normalità dopo poche ore.
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Il caos è esploso nelle prime ore del pomeriggio, con decine di detenuti che hanno abbandonato le celle, invadendo i corridoi e conquistando la seconda sezione del penitenziario. Alcuni sono riusciti a salire fino al tetto, visibili anche dall’esterno. La situazione è rapidamente degenerata, richiedendo l’intervento di oltre cento agenti della Polizia penitenziaria, provenienti anche da altri istituti della regione.

Feriti tra gli agenti e sicurezza rafforzata

Nel corso dei disordini, quattro agenti di custodia sono rimasti coinvolti: due di loro sono stati trasportati in codice giallo all’ospedale Galliera di Genova, mentre gli altri due hanno ricevuto le cure direttamente sul posto. All’esterno della struttura, nel frattempo, è stato disposto un cordone di sicurezza: uomini della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza, in assetto antisommossa, hanno presidiato le vie adiacenti per impedire l’espansione dei disordini.

La neo-sindaca di Genova Silvia Salis ha confermato l’attivazione immediata di un canale diretto con Prefettura, Questura e autorità competenti. In una nota ufficiale ha ringraziato le forze dell’ordine per l’operato e ha espresso solidarietà agli agenti della Polizia penitenziaria e a tutto il personale coinvolto, comprese le unità amministrative e sanitarie, messe al sicuro in locali protetti.

Le cause della sommossa e il nuovo reato di rivolta

Secondo quanto riferito da Gennarino De Fazio, segretario del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria, all’origine della sommossa ci sarebbe stato un tentativo di stupro all’interno della struttura. La tensione accumulata avrebbe innescato una reazione collettiva che ha coinvolto circa duecento detenuti. Solo grazie all’arrivo di rinforzi, intorno alle 16, la rivolta è stata sedata.

Il fatto è avvenuto nello stesso giorno in cui il Senato ha approvato in via definitiva il decreto Sicurezza, già passato alla Camera il 29 maggio. Il provvedimento introduce, tra le altre norme, un nuovo reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”, punito con pene fino a sei anni per i partecipanti e dieci per i promotori. La legge include anche comportamenti di resistenza passiva nel perimetro della nuova norma penale.

Un sistema al collasso

De Fazio, nel commentare la vicenda, ha puntato il dito contro le condizioni di degrado delle carceri italiane, sostenendo che “non possono essere affrontate solo con strumenti repressivi”. Secondo il segretario Uilpa, la risposta deve passare da una riforma strutturale del sistema, capace di garantire dignità lavorativa per gli operatori e umanità per i detenuti.

La sommossa di Marassi diventa così l’emblema di una emergenza penitenziaria nazionale, che si aggrava in un contesto già segnato da sovraffollamento, carenza di personale e tensioni quotidiane. Il decreto Sicurezza, pur introducendo nuovi strumenti repressivi, rischia – secondo molti osservatori – di non cogliere le reali cause del malessere esploso dietro le sbarre.

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