
Il terreno era impervio, avvolto da sterpaglie alte, invisibile dalla strada e difficile da raggiungere a piedi. Un sentiero nascosto conduceva a un vecchio casolare abbandonato, nascosto tra la vegetazione. Poco distante, immerso in una boscaglia silenziosa, il cadavere era stato lasciato tra i rovi. Privo di testa, ormai irriconoscibile.
A chilometri di distanza, in un campo vicino a un’area residenziale, un contadino ha notato qualcosa di insolito tra i solchi: un cranio annerito dalle fiamme, nascosto tra l’erba alta. Era la testa di Denisa Maria Adas, 30 anni, la cui scomparsa era stata denunciata a metà maggio. L’ultimo oltraggio a una vita brutalmente cancellata.

La confessione e l’arresto
A ucciderla è stato Vasile Frumuzache, 32 anni, guardia giurata di origini romene, residente a Monsummano Terme, nel Pistoiese. L’uomo ha confessato dopo che i carabinieri del Ros e del reparto operativo lo hanno messo alle strette. Era finito al centro delle indagini grazie alle telecamere di videosorveglianza che lo avevano ripreso uscire dal residence di Prato con due trolley, in orari compatibili con la scomparsa della donna.
Secondo la sua versione, Denisa – che lavorava come escort – gli avrebbe chiesto 10 mila euro per non raccontare nulla alla moglie del loro incontro. “Mi ha ricattato”, ha dichiarato agli inquirenti. “L’ho strangolata, le ho tagliato la testa e portato via il corpo in una valigia. Ho fatto tutto da solo”.

Il macabro ritrovamento e le indagini parallele
Il corpo è stato ritrovato il 5 giugno a Montecatini Terme, nella zona di Panteraie, lungo una mulattiera impervia. La testa, invece, era stata nascosta poco distante dall’abitazione dell’uomo, che vive con la famiglia. Le modalità dell’omicidio, in particolare la decapitazione e la successiva carbonizzazione, hanno sollevato molti dubbi: il movente dichiarato – un ricatto economico – non convince gli investigatori, che non escludono ossessione, possesso o la volontà di annientare l’identità della vittima.
Gli investigatori hanno lavorato anche su una seconda pista, legata a un avvocato calabrese di 44 anni, indagato per sequestro di persona in concorso. L’uomo, che avrebbe avuto contatti con la madre di Denisa, è stato indicato da un’amica della vittima come un potenziale persecutore, ma per ora non risultano collegamenti con Frumuzache.
La scomparsa e l’allarme lanciato da un’amica
La sparizione di Denisa Maria Adas risale al 15 maggio, giorno in cui è stata vista per l’ultima volta nel residence di Prato dove alloggiava per ricevere clienti. In quella stanza, trovata in disordine, è stato notato un dettaglio cruciale: il telefono era stato spento improvvisamente e alcuni effetti personali erano rimasti nella stanza.
Una connazionale, quella stessa mattina, aveva riportato una frase inquietante sentita dalla giovane: “Se vado da lui o mi vede, mi ammazza”. La sua ultima chiamata risale alle 23.30 di quella sera, diretta alla madre. Poi, il nulla. Nelle ore successive, entrambi i telefoni della donna risultano riattivati lungo la tratta tra Prato e Pistoia.
Gli sviluppi giudiziari e il fermo in carcere
Il fermo di Frumuzache è stato formalizzato ieri con le accuse di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, ha presenziato alle operazioni insieme alla scientifica. Dopo la perquisizione nella sua abitazione e il rinvenimento di elementi compatibili con il delitto, l’uomo è stato trasferito nel carcere di Prato.
Gli inquirenti proseguono con l’analisi della sua confessione, al momento ritenuta parziale e da verificare, e con l’approfondimento di tutti i rapporti che Denisa aveva nel periodo precedente alla morte. La Procura non esclude che l’omicidio possa essere stato il culmine di un contesto più complesso, fatto di minacce, pressioni e forse complicità ancora non emerse.