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Garlasco, spunta Michele Bertani: l’amico di Sempio si tolse la vita nel 2016. La Procura valuta la riesumazione

Pubblicato: 05/06/2025 11:39

La sua voce si rivolge a un amico morto. Parla da solo, mentre guida. È il 17 febbraio 2017, Andrea Sempio è ignaro che nella sua auto ci sono microfoni della polizia giudiziaria. Dice: “Perché ti impicchi, adesso che ti sei impiccato che cosa hai ottenuto? Sei morto, sei morto”. Il destinatario è Michele Bertani, amico di lunga data. Ma quelle parole – registrate e poi trascritte – oggi assumono un altro peso. A distanza di quasi un decennio dalla condanna definitiva di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, la riapertura dell’inchiesta su Garlasco riporta in primo piano non solo Sempio, ora formalmente indagato, ma anche chi, come Bertani, non può più parlare.

Le intercettazioni e il messaggio prima del suicidio

Bertani si è tolto la vita nel marzo del 2016. Lasciò scritto: “La verità non emergerà mai”. Ora quel biglietto, insieme alle frasi di Sempio e ad alcune annotazioni trovate in casa dell’amico – tra cui la confessione “ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare” – diventa materiale investigativo. Gli inquirenti della Procura di Pavia stanno valutando l’ipotesi di riesumare la salma di Bertani per procedere a nuovi accertamenti genetici. Al centro dell’indagine la compagnia di amici di Sempio, i loro spostamenti nel giorno dell’omicidio e possibili corrispondenze genetiche da confrontare con i reperti ancora conservati.

Ipotesi di responsabilità multiple

Tra gli investigatori circola la convinzione che il delitto di Chiara Poggi, commesso nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007, possa non essere stato compiuto da una sola persona. Da qui i nuovi prelievi di Dna, le verifiche incrociate, il riesame di 806 intercettazioni audio già raccolte nel 2017 ma rimaste in secondo piano. Anche l’abitazione della famiglia Poggi è tornata oggetto di rilievi, mentre continua l’attività d’incrocio su verbali, orari e testimonianze passate al vaglio già in tre gradi di giudizio.

Chiara Poggi Stefania Cappa

L’inchiesta parallela e i dubbi sul “gruppo”

Per ora nel registro degli indagati c’è solo Andrea Sempio, ma l’attenzione si allarga anche agli amici più vicini, tra cui proprio Marco Poggi, fratello della vittima. I magistrati seguono una pista “corale”, come la definiscono fonti investigative, senza tuttavia elementi certi per una ricostruzione alternativa all’unica ufficialmente riconosciuta dalla Cassazione. Ma gli indizi raccolti – in particolare sull’uso potenziale di due armi per infliggere ferite differenti – lasciano aperta una strada.

L’enigma del suicidio e la nuova lista di nomi

Il suicidio di Bertani, tornato al centro dell’attenzione dopo le parole catturate dai microfoni, potrebbe costituire un snodo chiave. Resta da chiarire se e quanto l’amico sapesse, e soprattutto perché, in un soliloquio del 14 febbraio 2017, Sempio arrivi a dire: “Da 0 a 18 anni tutte le cazzate le abbiamo fatte assieme”. Un’affermazione che, per la Procura, potrebbe contenere molto più di un rimpianto adolescenziale.

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