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Sente un fischio al naso, solo dopo 6 anni scopre la verità: la diagnosi è scioccante

Pubblicato: 09/06/2025 20:26

Un fischio al naso, poi l’odissea medica di sei anni. È iniziato così, nell’ottobre del 2017, il calvario di Bradley Rhoton, 43 anni, che durante una semplice serata di intaglio di zucche con la moglie ha iniziato a percepire un sibilo costante ogni volta che respirava. Un suono inspiegabile, come se provenisse “dal nulla”, che avrebbe segnato l’inizio di una lunga serie di consulti medici, operazioni e diagnosi errate.

Il primo specialista consultato, un otorinolaringoiatra, attribuì il disturbo a un setto nasale deviato, proponendo un intervento per correggere la deviazione e ridurre i turbinati, piccole strutture interne al naso fondamentali per il riscaldamento e la purificazione dell’aria. Una procedura considerata di routine, a cui Rhoton si è sottoposto nell’aprile del 2018, fiducioso di risolvere il problema.

Ma l’operazione non solo non ha portato sollievo, ha anzi scatenato nuovi e più gravi sintomi. “Mi sembrava di soffocare”, ha raccontato al Washington Post. La respirazione nasale era diventata impossibile, il naso congestionato, e cominciavano a formarsi dolorose croste accompagnate da una sensazione costante di bruciore. Anche il misterioso fischio era ricomparso, indifferente a qualsiasi spray, farmaco o trattamento.

La situazione era diventata insostenibile: respirava solo con la bocca, dormiva male e si sentiva sfinito. In preda alla frustrazione, Rhoton si è rivolto a numerosi altri medici – ben 17 specialisti, tra cui altri otorinolaringoiatri – ricevendo ogni volta lo stesso verdetto: “Il naso è a posto, tutto è guarito”. Una valutazione che ha finito per farlo dubitare perfino di sé stesso: “Mi chiedevo se fosse tutto solo nella mia testa”.

Tra le ipotesi avanzate, anche quella di un disturbo del sonno. A Rhoton fu diagnosticata una lieve apnea notturna e consigliato l’uso della CPAP, un dispositivo che dovrebbe aiutare la respirazione notturna. Ma la maschera peggiorava i sintomi: l’uomo si sentiva soffocare ancora di più, come se respirare fosse diventato uno sforzo innaturale.

La svolta è arrivata solo sei anni dopo, grazie a un medico molto seguito sui social, il dottor Subinoy Das, esperto in chirurgia sinusale avanzata. Al telefono, Das ipotizzò subito una possibile Empty Nose Syndrome (ENS), o sindrome del naso vuoto, una rara ma debilitante condizione che può colpire i pazienti sottoposti a interventi chirurgici sui turbinati. Per la prima volta, i sintomi di Rhoton sembravano avere una spiegazione coerente.

Il caso è stato quindi affidato al professor Jayakar Nayak della Stanford University, che ha confermato la diagnosi: “Aveva un punteggio ENS di 26 su 30, tra i più alti”, ha spiegato il medico. Inserendo dei batuffoli di cotone nelle aree dove mancava il tessuto, Nayak ha visto un cambiamento immediato: il punteggio è sceso a 2 e Rhoton ha finalmente respirato normalmente. “Quasi piangeva dalla gioia”, ha raccontato il professore.

La prima fase della cura ha incluso iniezioni di carbossimetilcellulosa, un filler che ha migliorato significativamente la qualità della respirazione. “Finalmente riesco a dormire, a respirare con il naso, e il mio umore è migliorato”, ha detto Rhoton. Ora si prepara a un intervento definitivo, con impianto di cartilagine, previsto per l’autunno. “Mi sento rinato – ha concluso – e so di essere finalmente in buone mani”.

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