
In un momento di tensione interna alla maggioranza di centrodestra, il ministro degli Esteri Antonio Tajani interviene per chiarire la posizione di Forza Italia sulla delicata questione della cittadinanza agli immigrati. A margine dell’assemblea generale di Confcommercio, Tajani risponde alle critiche sollevate dal leader della Lega Matteo Salvini, definendo “sbagliato” dire no a prescindere e sottolineando che la proposta avanzata dal suo partito non è affatto una concessione automatica, ma una misura basata sul merito e sull’integrazione scolastica.
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La proposta di Forza Italia: dieci anni di scuola per essere italiani
La proposta, spiega il ministro, si fonda sul principio dello ius scholae, secondo cui la cittadinanza italiana può essere riconosciuta a chi ha completato un ciclo di studi di almeno dieci anni nel sistema scolastico italiano con risultati positivi. “Meglio dieci anni a scuola con profitto che dieci anni ai giardinetti”, ha dichiarato Tajani, in un riferimento implicito alle critiche che vorrebbero un approccio più rigido o basato solo sul tempo trascorso sul territorio.
Per Tajani, ottenere la cittadinanza non può essere un gesto burocratico, ma deve rappresentare il coronamento di un percorso di inserimento culturale e sociale, fondato sulla conoscenza della storia, della geografia, dell’educazione civica e della lingua italiana. Si tratta, ha ribadito, di una proposta che “rende quasi più complicata la cittadinanza”, ma che pone come obiettivo l’integrazione autentica.

Critica alla sinistra e distanza dalla Lega
Il ministro ha tenuto a marcare la differenza anche con la proposta della sinistra, che spingerebbe per una cittadinanza dopo soli cinque anni di presenza in Italia. “Anche noi siamo contrari alla proposta della sinistra dei cinque anni”, ha affermato, confermando la collocazione moderata e di centrodestra della proposta di Forza Italia. Ma ha allo stesso tempo criticato la linea della Lega, giudicata troppo intransigente: “Dire no a prescindere è sbagliato. Io non lo faccio mai”.
Pur senza nominarlo direttamente, Tajani ha risposto a Salvini, lasciando intendere che il segretario del Carroccio potrebbe non aver compreso fino in fondo i contenuti della proposta. “Salvini? Non conosce bene la proposta di legge sulla cittadinanza di Forza Italia”, ha osservato il leader azzurro con tono pacato ma fermo.
Un punto chiave del patto di centrodestra
Il ministro ha inoltre ricordato che il tema dell’integrazione degli immigrati regolari è esplicitamente previsto nel punto 6 del patto elettorale del centrodestra. Secondo Tajani, l’impegno comune della coalizione comprende il dovere di favorire l’inclusione sociale per chi rispetta le regole e partecipa attivamente alla vita del Paese. Il rispetto degli impegni elettorali, per Forza Italia, deve andare di pari passo con il buon senso legislativo.
Nel suo discorso, Tajani ha cercato di tenere insieme le due anime del centrodestra: quella più inclusiva e riformista che guarda al futuro del Paese, e quella più securitaria e identitaria, rappresentata dalla Lega, che teme derive lassiste. La posizione di Forza Italia si presenta come un punto di equilibrio tra rigore e accoglienza responsabile, offrendo una visione alternativa sia alle proposte della sinistra che ai rifiuti pregiudiziali di parte del centrodestra.

Una sfida per l’unità della maggioranza
Le parole di Tajani pongono l’accento su una delle questioni più sensibili dell’agenda politica italiana: come conciliare il principio della legalità con quello della coesione sociale, in un contesto in cui la cittadinanza rappresenta non solo un diritto, ma anche un simbolo di appartenenza e di riconoscimento. L’approccio proposto da Forza Italia è quello di uno stato esigente ma giusto, che non regala la cittadinanza, ma la riconosce a chi dimostra impegno, cultura e adesione ai valori repubblicani.
Ora resta da vedere se, nelle prossime settimane, la maggioranza di governo sarà in grado di trovare una sintesi su un tema tanto divisivo. La sfida non è solo legislativa, ma anche profondamente politica e culturale, e potrebbe rivelarsi decisiva per la tenuta dell’alleanza di centrodestra.