
Il nuovo colpo di scena nell’inchiesta sul delitto di Garlasco riguarda un elemento chiave: l’intonaco delle scale verso la cantina su cui nel 2007 venne rilevata la famosa impronta 33, che oggi viene attribuita ad Andrea Sempio, l’amico del fratello della vittima, Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Ma secondo quanto rivelato dalla trasmissione Quarto Grado, quel frammento di muro non esiste più: fu interamente consumato durante le analisi tecniche dell’epoca.
Una prima lavorazione diede esiti dubbi, costringendo gli inquirenti a utilizzare tutto il materiale disponibile per ulteriori analisi. In pratica, oggi non è più disponibile alcun reperto fisico, ma solo le fotografie dell’impronta. Un ostacolo pesante per il nuovo incidente probatorio, e un dettaglio che ha scatenato la reazione dell’avvocato di Sempio, Massimo Lovati.
“Questi continuano a fare i conti senza l’oste. Dove sono i reperti di raffronto? Facciamo il processo ai pezzi di carta, alle fotografie! Ma basta! Non ne posso più”, ha detto il legale in collegamento con la trasmissione di Rete 4.
Il Fruttolo nella spazzatura
Ma le criticità non finiscono qui. Al centro dell’attenzione ci sono anche i nuovi reperti trovati nella spazzatura della villetta, in particolare due vasetti di Fruttolo, un alimento a base di latte, che Chiara non avrebbe potuto consumare in quanto allergica al lattosio.
Lovati ha ironizzato con amarezza sulla possibilità che anche da questi resti emergano prove contro il suo assistito:
“Ho fatto un incubo. Che nel Fruttolo c’è il DNA di Sempio. Poi ognuno fa le considerazioni che crede”.
"Ho fatto un incubo: nel Fruttolo c'è il DNA di Sempio"
— Quarto Grado (@QuartoGrado) June 13, 2025
A #Quartogrado le dichiarazioni di Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio pic.twitter.com/OJQGC7v3Xv
Il legale ha spiegato che, secondo la sua linea difensiva, Andrea Sempio non sarebbe mai entrato nella villetta dei Poggi da quando Marco Poggi, l’amico di Andrea e fratello della vittima, era partito per le vacanze in Trentino.
“Temo come difensore di dover affrontare una realtà diversa. Io faccio dei pensieri semplici”, ha concluso Lovati.
In attesa dell’esito delle nuove analisi e dell’incidente probatorio, si profila una fase delicata dell’inchiesta, segnata da reperti mancanti, memorie fotografiche e suggestioni che rischiano di alimentare un processo più mediatico che giudiziario.