
Nelle ultime settimane, i social si sono riempiti di video virali che mostrano grandi scarafaggi rossicci – spesso visti anche mentre volano – in diversi quartieri di Roma. Le immagini hanno scatenato allarme e speculazioni su un’ipotetica invasione biologica da parte di una specie aliena, mai vista prima in Italia. Tuttavia, la realtà è diversa: si tratta della Periplaneta americana, nota anche come blatta rossa, un insetto già ampiamente diffuso in molte zone della penisola, in particolare al Sud e lungo la costa tirrenica.
Nonostante il nome, Periplaneta americana non è originaria del continente americano, ma dell’Africa tropicale. Secondo una ricerca storica condotta dagli entomologi Bell e Adiyodi nel 1981, questo scarafaggio avrebbe raggiunto le Americhe nel 1600 grazie agli scambi marittimi. Da lì, la specie si è diffusa in tutto il mondo, sfruttando le rotte commerciali e la sua straordinaria capacità di adattamento. Non è dunque una nuova minaccia, ma piuttosto un insetto infestante e cosmopolita che torna a far parlare di sé ogni estate.

La blatta rossa si distingue dalle altre specie comuni per dimensioni, colore e comportamento. Può superare i 5 cm di lunghezza, molto più della Blatta orientalis (nera e lunga fino a 3,3 cm) e della Blattella germanica (marroncina e lunga circa 1,6 cm). Ha una caratteristica macchia gialla sul pronoto (la zona dietro la testa) e può volare, soprattutto i maschi, grazie a ali ben sviluppate. Queste peculiarità l’hanno resa protagonista dei video più spettacolari condivisi in rete.
Anche se non prolifiche come altre specie di scarafaggi, le femmine di Periplaneta americana sono in grado di deporre fino a 150 uova nel corso della loro vita, che può superare l’anno. Lo rivela un documento dell’Università delle Indie Occidentali. Questo significa che, in presenza di condizioni favorevoli – come caldo, umidità e accesso a fonti di cibo – la specie può originare infestazioni consistenti, come quelle osservate in questi giorni nella Capitale.
Come tutti gli scarafaggi, anche la blatta rossa è lucifuga: rifugge la luce e predilige ambienti bui e umidi, come tombini, cantine, fogne, condutture e cataste di legna. Tuttavia, le attuali temperature elevate possono spingerla all’esterno anche di giorno, rendendola più visibile in aree urbane densamente popolate. Inoltre, si tratta di un insetto onnivoro e saprofago, in grado di nutrirsi praticamente di tutto – compresi i resti organici e altri insetti morti.

La comparsa massiccia di questi insetti non deve sorprendere in una città come Roma, dove clima caldo, umidità e scarsa pulizia in alcune zone offrono un habitat ideale. La Periplaneta americana è così nota e diffusa che figura in tutti i cataloghi delle aziende specializzate in disinfestazione professionale. Non si tratta quindi di un’invasione eccezionale o di una nuova specie, ma di un fenomeno stagionale acuito da condizioni ambientali favorevoli.
Il vero problema, però, è sanitario: questi insetti sono potenziali vettori di agenti patogeni. Numerosi studi hanno associato la blatta rossa alla trasmissione di batteri come Salmonella, Escherichia coli, stafilococco aureo e Pseudomonas aeruginosa, che possono contaminare superfici e alimenti. Per questo motivo è importante prevenire le infestazioni, mantenendo la pulizia degli spazi domestici e dei locali pubblici, sigillando crepe e tombini e affidandosi a professionisti in caso di presenza massiccia.