
Aveva solo 24 anni e una vita ancora tutta da costruire, Tobias Tappeiner. È morto all’alba di domenica in un tragico incidente stradale sull’autostrada A22, dopo essersi immesso contromano nella carreggiata sud. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo nella comunità sportiva di Bolzano e tra tutti coloro che lo conoscevano. Tobias non era soltanto un giovane uomo: era un maestro di tennis, un atleta combattivo, un ragazzo che aveva fatto del tennis la sua passione assoluta, quasi una filosofia di vita.
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Originario di San Paolo di Appiano, un piccolo centro poco distante da Bolzano, Tappeiner aveva ereditato l’amore per la racchetta dal padre Martin, con cui insegnava nel suo circolo sportivo. Giocava in Serie B1 con il Tennis Club Bolzano, dove era considerato un punto di riferimento non solo per il suo talento, ma per la sua umanità, il suo spirito e il suo costante entusiasmo.

Il tennis come linguaggio della vita
Solo dieci giorni prima della tragedia, Tobias aveva scritto sul suo profilo Instagram una frase che oggi suona come una testimonianza luminosa del suo approccio all’esistenza: «Il tennis usa il linguaggio della vita. Vantaggio, servizio, fallo, break, amore: gli elementi di base del tennis sono quelli dell’esistenza quotidiana, perché ogni partita è una vita in miniatura». Una riflessione intensa, che sintetizza la visione di un ragazzo capace di cogliere la profondità dello sport che amava.
Quella stessa profondità la trasmetteva ai suoi allievi, ai colleghi, agli amici, diventando per molti un esempio, nonostante la giovane età. Le sue parole, le sue foto, i suoi post trasmettevano una serenità rara, una positività contagiosa. «Si tratta solo di trovare la calma nel caos», scriveva. O ancora: «Sogna in grande senza paura». Un diario di pensieri pubblici che oggi appare come un testamento morale.

I ricordi degli amici e dei maestri
Nel tennis aveva trovato la sua casa, il suo senso. E nel mondo del tennis lascia un’assenza che pesa. Andrea Capodimonte, maestro del Tennis Club Bolzano, lo conosceva da oltre un decennio: «È stato mio allievo da quando aveva 12 anni. Metà del suo percorso lo abbiamo fatto assieme. Più che un amico, io ero per lui un fratellone». L’ultimo ricordo condiviso è struggente: «Una settimana fa eravamo in Sardegna per l’ultima partita di Serie B. Non ci posso credere che oggi non c’è più».
Anche Valerio Gasbarri, del Tennis Club Rungg, ricorda Tobias come «un ragazzo tranquillo, che giocava bene ed era molto combattivo. Gli piaceva il tennis, partecipava a tutti i tornei». Un ritratto confermato da Arno Weinreich, istruttore del Tennis Club di Cornaiano: «Era un bravo ragazzo, davvero. Negli ultimi anni aveva iniziato a insegnare, sempre con il padre».

Una vita segnata da una passione precoce
Il legame con il tennis era nato prestissimo. Tobias non aveva ancora dodici anni quando già frequentava i tornei regionali. Una fotografia pubblicata dal circolo sportivo lo ritraeva, giovanissimo, accanto a Jannik Sinner, in occasione di un torneo in Toscana. Allora erano due ragazzini pieni di sogni, oggi quella foto assume il valore di un ricordo commovente. «Anche Tobias è rimasto fedele alla racchetta», scriveva il club. E Tobias, con fierezza, aveva ricondiviso quell’immagine: una piccola medaglia del cuore.
Per lui il tennis non era solo sport, ma un’educazione alla vita. I ragazzi che seguiva lo ricordano per la gentilezza, l’ironia, la dedizione. Il suo modo di insegnare, scrivevano, era «morbido come un cappuccino perfetto», un’immagine poetica che oggi torna a commuovere chi lo ha conosciuto.
Un esempio spezzato troppo presto
Nella sua breve esistenza, Tobias Tappeiner ha lasciato un segno. Non soltanto come giocatore di talento o maestro appassionato, ma come giovane uomo capace di vivere con intensità. I suoi messaggi, la sua energia, la sua presenza mancheranno a tutti coloro che lo hanno incrociato sul campo o nella vita. Resta il suo insegnamento, trasmesso con le racchette, con le parole e con l’esempio.
Il suo nome ora si unisce a quei volti giovani che, pur fermandosi troppo presto, continuano a insegnare. Ogni partita è una vita in miniatura, aveva scritto. Tobias quella vita l’ha giocata fino in fondo, con il cuore, con passione, con amore.