Avvolti nelle bandiere ucraine, zoppicanti, in silenzio o con lo sguardo fisso nel vuoto. Così sono apparsi i prigionieri di guerra rilasciati dalla Russia durante una nuova tornata di scambi avvenuta nella regione di Chernihiv, nel nord dell’Ucraina. Molti di loro erano feriti, visibilmente provati da mesi di detenzione nelle carceri russe, come riferito dal Quartier generale di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra di Kyiv.
Sul fronte opposto, in un video diffuso da Mosca, i soldati russi appaiono in un clima decisamente diverso: agitano le bandiere tra sorrisi e abbracci, chiamano le proprie famiglie mentre salgono sull’autobus che li riporterà a casa. Scene che mostrano due lati della stessa guerra, raccontando il ritorno alla libertà con linguaggi opposti ma ugualmente carichi di emozione.
Non sono stati forniti dettagli ufficiali sul numero dei militari coinvolti nello scambio, ma entrambe le parti confermano l’operazione, l’ennesima in una guerra che, oltre alle armi, continua a essere combattuta anche con gesti simbolici, scambi umani e sofferenze personali. Uno scontro che non smette di generare cicatrici, dentro e fuori dal campo di battaglia.