
Un compromesso tecnico e diplomatico ha permesso di superare lo stallo interno alla Nato sul nuovo obiettivo di spesa del 5% del Pil per difesa e sicurezza.
Dopo settimane di trattative e lo spettro di una spaccatura interna, gli Alleati hanno raggiunto un’intesa che fissa un target politico condiviso, ma riconosce margini di flessibilità nazionale nell’attuazione.
Il fattore Iran ha accelerato la convergenza
Sul tavolo del vertice non c’erano solo i numeri, ma l’urgenza del contesto internazionale. L’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani — e il rischio di un’escalation regionale — ha agito come fattore catalizzatore nelle ultime ore di negoziato. Di fronte al rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente, la necessità di una postura di deterrenza più credibile ha convinto anche i più riluttanti ad allinearsi, seppur con formule flessibili, al nuovo impegno politico sul 5%.

Obiettivo comune, ma senza vincoli assoluti
Nella dichiarazione finale del vertice è stato riformulato il linguaggio per evitare impegni rigidi e universali: al posto di “tutti gli alleati” compare semplicemente “gli alleati”, una formula inclusiva ma non vincolante, che consente a ciascun Paese di definire autonomamente il percorso per contribuire alla sicurezza collettiva. Un passaggio chiave, che ha permesso di superare il veto posto dalla Spagna, contraria a un automatismo sul 5%.
L’intesa distingue inoltre tra l’impegno politico a rafforzare la spesa globale per la sicurezza e l’obbligo tecnico-operativo di garantire capacità militari adeguate. In questo modo, i Paesi che non raggiungono immediatamente il 5% possono comunque mantenere il proprio ruolo attivo nella difesa collettiva, attraverso forme differenti di contributo.

Il caso spagnolo e lo scambio di lettere con la Nato
È in questo quadro che si inserisce l’accordo con Madrid, che ha ottenuto il riconoscimento della propria linea nazionale di spesa. Il primo ministro Pedro Sánchez ha confermato che la Spagna continuerà a investire il 2,1% del Pil in ambito militare, ritenendolo “proporzionato e sufficiente” secondo le stime delle Forze Armate.
Per sigillare l’intesa è stato cruciale lo scambio di lettere tra Sánchez e il nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte, in cui viene riconosciuta la piena legittimità della posizione spagnola e la possibilità di perseguire gli obiettivi “in modo sovrano”.
Un fronte compatto verso nuove sfide
Al di là delle divergenze, l’intesa rappresenta un successo per la coesione dell’Alleanza in un momento di crescente instabilità globale. Il principio condiviso è quello di un maggiore investimento nella sicurezza continentale, anche come risposta strategica all’invasione russa dell’Ucraina, ma ora anche alla crisi improvvisa con l’Iran, che ha dimostrato quanto sia fragile l’equilibrio globale.
Con il rafforzamento dell’impegno finanziario, pur con gradi diversi di applicazione, la Nato si prepara a ridefinire il proprio ruolo operativo. Il 5% rappresenta ora una bussola politica, non una soglia obbligatoria, ma un obiettivo che chiama i governi a rivedere le proprie priorità strategiche. Con o senza veto.