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M5s apre al gas russo, rottura con Pd e Avs: “Linea identica a Salvini”

Pubblicato: 23/06/2025 21:26

ROMA – Il gas russo torna a dividere la politica italiana, ma stavolta lo scontro non è tra governo e opposizione. A rompersi è il fragile asse del campo largo, spaccato da una risoluzione del M5s alla Camera che apre esplicitamente alla possibilità di riprendere i rapporti energetici con Mosca, “nel caso in cui la guerra all’Iran determini una stretta alle importazioni”.

L’iniziativa ha provocato una rottura immediata con Pd e Avs, che si sono rifiutati di votare il testo. Il senatore dem Filippo Sensi l’ha definito “irricevibile”, mentre Carlo Calenda è andato oltre, accusando i 5 Stelle di avere “una linea identica a quella di Salvini”. Il leader di Azione ha chiesto al Pd di prendere atto dell’incompatibilità strategica con chi apre a collaborazioni energetiche con la Russia.

L’altro fronte: lo stop alle armi a Kiev

Le divisioni si sono allargate anche a un altro nodo ormai strutturale: le forniture militari all’Ucraina. La risoluzione del M5s chiedeva esplicitamente di interromperle. Richiesta rigettata dal Pd, che ha invece ribadito, con parole nette della segretaria Elly Schlein, il proprio impegno a “continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine”. Una posizione che, nel campo largo, è condivisa solo dal Partito Democratico: sia Avs sia il M5s sono schierati contro la prosecuzione dell’invio di armamenti a Kiev.

Così, alle fratture già note sulla guerra in Ucraina, se ne aggiunge ora una nuova, forse ancora più strategica, su un punto dirimente: il ritorno al gas russo come possibile opzione di contenimento dei prezzi energetici, qualora lo scenario in Medio Oriente si aggravasse.

La giustificazione del M5s: prezzi e flessibilità

Nella sua risoluzione, il Movimento ha motivato la proposta con l’obiettivo di “garantire il contenimento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale” e di evitare che l’Unione europea si leghi “a specifiche fonti energetiche in maniera quasi monopolista”. Una logica – quella della flessibilità energetica – che non è bastata a evitare l’effetto boomerang sul piano politico, proprio mentre l’escalation in Medio Oriente rende ancora più urgente una posizione comune e coerente delle opposizioni in tema di politica estera.

Un fronte sempre più diviso

Il risultato è che Pd, Avs e M5s hanno finito per presentare ognuno una propria risoluzione sulle crisi internazionali, certificando la rottura. Il rischio, ora, è che anche in vista delle future elezioni si consolidi una tripartizione strutturale del centrosinistra, proprio su due temi – Russia e Ucraina – che rappresentano, ormai da mesi, il barometro geopolitico dell’Europa.

Intanto, da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è arrivata una dichiarazione per tentare di contenere le preoccupazioni: “Le spese per la difesa non toglieranno risorse alle priorità”. Ma la tensione sale, e non solo tra le forze di maggioranza.

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