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Morto a 15 anni sul monopattino: investito da un’auto

Pubblicato: 23/06/2025 09:44
Torino morto monopattino investito

Un ragazzo di 15 anni è morto poche ore dopo il suo arrivo in ospedale, vittima di un grave incidente in monopattino avvenuto nel pomeriggio di sabato 21 giugno a Torino. Il giovane stava percorrendo corso Venezia, nei pressi dell’incrocio con via Breglio, quando è stato investito da un’automobile, una Mercedes, che lo ha travolto con violenza. Nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi, il minorenne è deceduto in serata al pronto soccorso del San Giovanni Bosco.
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La polizia locale ha effettuato i rilievi e avviato le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Uno dei nodi da chiarire riguarda anche l’eventuale utilizzo del casco di protezione da parte del giovane, un dettaglio che potrebbe rivelarsi determinante nell’attribuzione delle responsabilità.

Un impatto violento, poi la corsa disperata in ospedale

Secondo le prime ricostruzioni, il ragazzo è stato scaraventato a diversi metri di distanza dopo aver sfondato il parabrezza della vettura. L’automobilista alla guida della Mercedes si è subito fermato e ha allertato il 118, rimanendo sul posto fino all’arrivo dei soccorritori. Quando gli operatori sanitari sono giunti, hanno trovato il 15enne riverso sull’asfalto, in una pozza di sangue, con ferite gravissime.

Il trasporto in ospedale è avvenuto in codice rosso, ma nonostante gli sforzi dei medici, il ragazzo è morto nel giro di poche ore a causa dei traumi riportati nell’impatto. Un dolore immenso per la famiglia e per l’intera comunità, che si ritrova a piangere l’ennesima vittima giovanile della strada.

Torino e i monopattini: un altro incidente mortale

L’incidente riporta alla memoria un altro episodio tragico avvenuto pochi mesi fa, sempre a Torino. Il 29 marzo, il 21enne Elsayed Enan è stato dichiarato clinicamente morto dopo ore di osservazione in ospedale. Anche in quel caso il giovane era a bordo di un monopattino quando è stato coinvolto in uno scontro con un’auto, in via Chiesa della Salute, nel quartiere Borgo Vittoria.

Entrambi gli episodi confermano un’allarmante serie di sinistri che vedono coinvolti giovani utenti della micromobilità urbana, un fenomeno in crescita nelle grandi città italiane e che richiede una riflessione urgente sul fronte della sicurezza stradale. L’utilizzo sempre più frequente dei monopattini elettrici, spesso senza dispositivi di protezione adeguati, solleva interrogativi importanti sulle regole di circolazione, l’età minima per l’uso e la responsabilità degli automobilisti.

Sicurezza in strada e responsabilità: un vuoto da colmare

Gli agenti della polizia municipale sono ora chiamati a ricostruire con precisione l’accaduto, analizzando eventuali filmati di videosorveglianza, ascoltando testimoni e verificando il rispetto delle norme da parte di entrambi i conducenti. Non è ancora chiaro se il 15enne abbia attraversato con il semaforo verde, se viaggiasse contromano, o se l’automobilista procedesse a velocità eccessiva.

Nel frattempo, la tragedia riapre un tema delicato e spesso trascurato: quello della tutela degli adolescenti nello spazio urbano. Troppo spesso i giovani si muovono in città su mezzi agili ma vulnerabili, come i monopattini, senza una reale percezione del pericolo e senza una regolamentazione coerente e condivisa a livello nazionale.

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Una scia di dolore che interroga la città

La morte del 15enne rappresenta un nuovo, drammatico campanello d’allarme. La micromobilità urbana, pur offrendo vantaggi in termini di sostenibilità e libertà di movimento, non può prescindere da una riflessione più ampia sulla sicurezza stradale e sulla responsabilità condivisa tra utenti deboli e automobilisti.

Torino, ancora una volta, si trova a fare i conti con una vittima giovanissima, figlia di un sistema che fatica a proteggere i suoi cittadini più fragili. E mentre la polizia lavora per fare chiarezza sull’accaduto, resta una certezza amara: un’altra vita è stata spezzata troppo presto, e con essa si allunga la lista di quei nomi che, nei bilanci delle morti su strada, finiscono per diventare numeri. Ma dietro ogni numero, c’è una famiglia, una comunità, e un dolore che non passa.

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