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Reato di tortura, Ilaria Cucchi contro Salvini: “Bisogna circoscriverlo? Non glielo permetteremo”

Pubblicato: 25/06/2025 14:42
tortura Ilaria Cucchi Salvini

Le dichiarazioni del vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini sul reato di tortura accendono un nuovo fronte di scontro politico. A intervenire con durezza è stata Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra e sorella di Stefano Cucchi, morto nel 2009 dopo un pestaggio subito mentre era in custodia. Le sue parole rappresentano una ferma opposizione all’ipotesi di una modifica normativa che, secondo quanto dichiarato dalla Lega, servirebbe a “tutelare la polizia penitenziaria”.
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Salvini: “Serve rivedere il reato di tortura”

Durante un incontro tenutosi alla Camera, Salvini ha annunciato l’intenzione della Lega di intervenire sul reato di tortura, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2017, per renderlo – secondo le sue parole – più “preciso e circoscritto”. Il ministro ha motivato questa proposta con la necessità di difendere l’onorabilità della polizia penitenziaria, una categoria di lavoratori che – ha sottolineato – “opera in condizioni estremamente difficili e con spirito di servizio”.

“Quando si parla di polizia penitenziaria – ha detto Salvini – l’attenzione mediatica si concentra solo su accuse di tortura e comportamenti abusivi, dimenticando che si tratta di lavoratori che svolgono un ruolo fondamentale all’interno del sistema carcerario. Per questo motivo vogliamo rivedere, circoscrivere e precisare il reato di tortura, e chi se non la Lega può farlo?”.

La replica di Ilaria Cucchi: “Parole gravi, pura propaganda politica”

Netta e immediata la replica di Ilaria Cucchi, che ha accusato il ministro di intervenire su un tema che non rientra nelle sue competenze istituzionali: “In quanto ministro dei Trasporti, Salvini dovrebbe occuparsi di quello. Non sono gli agenti a essere etichettati come ‘torturatori’, ma solo coloro che vengono perseguiti penalmente per avere commesso questi reati”.

La senatrice ha poi aggiunto: “Non permetteremo che si metta mano a questa norma solo per fare propaganda politica, ignorando le sofferenze delle vittime e il lavoro dei magistrati. Il mio pensiero va a tutte le persone che hanno subito torture, a partire da quelle della mattanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va ai magistrati che lavorano con onestà e coraggio”.

Ostellari: “Ancora nessun testo definitivo”

Durante la conferenza stampa della Lega, è intervenuto anche Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia, per precisare che al momento “non esiste ancora un testo definito” della proposta. Ostellari ha sottolineato che l’obiettivo è quello di coinvolgere le “parti interessate, a partire dalla polizia penitenziaria”, per redigere una norma che – secondo l’intenzione del partito – non sminuisca il reato, ma ne precisi l’ambito di applicazione.

Anche sul fronte del decreto sicurezza, Salvini ha dichiarato che si tratta “di una tappa, non di un punto di arrivo”, ribadendo la necessità di rafforzare la capacità operativa degli agenti nelle carceri. “Bisogna permettere alla penitenziaria di fare il suo lavoro, senza il timore di essere sempre sotto accusa”, ha detto il ministro.

Un tema che divide l’opinione pubblica

Il reato di tortura, istituito con la legge n.110 del 2017 dopo anni di pressioni internazionali e interne, rappresenta uno dei capisaldi nella tutela dei diritti umani nel sistema penale italiano. Qualsiasi intervento normativo in questo ambito rischia di sollevare forti tensioni, soprattutto in un contesto segnato da casi giudiziari delicati come quello di Stefano Cucchi, ma anche da eventi più recenti che hanno riportato il tema della violenza nelle carceri al centro dell’attenzione pubblica.

Il confronto tra chi invoca una maggiore tutela per le forze dell’ordine e chi, come la senatrice Cucchi, chiede giustizia per le vittime di abusi, non sembra destinato a chiudersi rapidamente. Le parole di Salvini e la ferma opposizione di Avs fanno emergere due visioni profondamente diverse dello Stato e del rapporto tra autorità e diritti dei detenuti.

Il dibattito rimane aperto, ma il rischio, come avverte Ilaria Cucchi, è che modifiche normative sull’onda del consenso politico possano mettere in discussione principi fondamentali di civiltà giuridica.

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