Un gesto apparentemente semplice, ma dal valore profondamente simbolico, ha preso forma tra le corsie di uno dei più grandi attori della grande distribuzione organizzata italiana. In una fase storica segnata da un conflitto devastante, la scelta di quali prodotti esporre o rimuovere dagli scaffali può trasformarsi in una dichiarazione politica, in un’azione che supera il solo commercio. È ciò che ha deciso di fare Coop Alleanza 3.0, la più estesa cooperativa di consumatori italiana, adottando una linea chiara di fronte alle violenze in corso nella Striscia di Gaza.
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Un segnale in nome della coerenza etica
Non è una rimozione dettata da esigenze commerciali, né da pressioni esterne: la scelta di eliminare alcuni prodotti di origine israeliana si inserisce in un contesto più ampio di responsabilità sociale. Alla base della decisione, un rapporto della commissione etica che ha presentato al consiglio di amministrazione un’analisi dettagliata della situazione. Il documento ha spinto la cooperativa a riflettere sul ruolo delle imprese nei conflitti globali e sulla coerenza tra i valori dichiarati e le azioni concrete. Di fronte a questa valutazione, Coop Alleanza 3.0 ha deciso di non restare neutrale.
I prodotti rimossi e la comparsa della Gaza Cola
Tra i prodotti che non si trovano più sugli scaffali ci sono le arachidi israeliane, la salsa tahina, oltre a dispositivi e ricariche per gassificatori Sodastream. Si tratta di marchi riconoscibili, presenti da anni sugli scaffali, la cui assenza non è passata inosservata. Ma il messaggio più forte arriva con l’introduzione della Gaza Cola, una bevanda solidale divenuta simbolo del sostegno alla popolazione palestinese. Disponibile da alcune settimane, rappresenta una scelta commerciale che si affianca a una presa di posizione politica, senza mezzi termini.
I post di Azzurra Barbuto provocano il finimondo
Inevitabile però che questa decisione provocasse una marea di polemiche. Come quelle che su X si sono riversate su Azzurra Barbuto. La giornalista italiana, con una serie di post, ha attaccato l’iniziativa perché, a suo dire, chi compra questo prodotto finanzierebbe direttamente Hamas. Ma non solo, perché la Barbuto si è spinta ancora oltre, arrivando a sostenere che la Gaza Cola venga prodotta proprio nella Striscia. Affermazione che ha scatenato ilarità e critiche sul web. Inutili le successive precisazioni della giornalista.
Sapete quali sono i due ingredienti principali della Gaza Cola? Acqua e zucchero, proprio i due beni che a Gaza, come ci dicono ogni giorno, mancano in modo catastrofico.
— Azzurra Barbuto (@AzzurraBarbuto) June 25, 2025
L’acqua potabile? Quasi introvabile. Lo zucchero? Costa più dell’oro. Fino ad aprile un chilo arrivava a 30…
A chi obietta che la Gaza Cola non viene prodotta a Gaza, rispondo così: cambia forse qualcosa?
— Azzurra Barbuto (@AzzurraBarbuto) June 25, 2025
No. La finalità dichiarata è umanitaria, giusto? Bene, allora spiegatemi: perché si impiegano acqua e zucchero, due beni primari, che a Gaza mancano disperatamente, per imbottigliare…
Coop Alleanza 3.0: un territorio vasto, una voce unica
La portata della scelta è amplificata dalla diffusione capillare della cooperativa. Con oltre 350 punti vendita distribuiti tra Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Basilicata e Puglia, Coop Alleanza 3.0 raggiunge quotidianamente milioni di consumatori. Ogni scaffale, ogni prodotto in assortimento, può diventare un veicolo di comunicazione, un’occasione per ribadire una posizione etica. In questo caso, il messaggio è chiaro: non si può rimanere indifferenti.
“Non possiamo essere neutrali di fronte alla violenza”
A motivare la scelta della cooperativa è una dichiarazione netta: la convinzione di “non poter rimanere indifferente di fronte alle violenze che dilaniano la Striscia di Gaza”. Una frase che riassume il senso profondo dell’azione: non si tratta di boicottaggio commerciale in senso stretto, ma di un gesto simbolico coerente con i principi fondativi del movimento cooperativo. Una presa di posizione che, in un contesto carico di tensione, assume il valore di una dichiarazione pubblica.