
Nel giorno in cui a Bruxelles si celebrava l’impegno collettivo per l’immunizzazione globale, il governo statunitense annunciava, con parole dure e un gesto netto, il proprio disimpegno. Mentre l’organizzazione internazionale Gavi raccoglieva 9 miliardi di dollari tra fondi pubblici e privati per il programma 2026-2030, da Washington giungeva la voce del Segretario alla Salute Robert Kennedy Jr. a sancire la rottura: gli Stati Uniti sospenderanno ogni finanziamento al programma.
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Una decisione che scuote l’intera architettura della cooperazione sanitaria internazionale. E che sancisce un distacco netto fra la linea dell’amministrazione Trump e il modello multilaterale incarnato da Gavi, sostenuto da attori come l’Unione Europea, la Fondazione Gates, e Global Citizen. La polemica arriva anche in Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani annuncia un contributo di 250 milioni di euro a Gavi. L’esatto contrario della battaglia intrapresa dal duo Trump-Kennedy. E allora i social si scatenano contro il leader di Forza Italia.
Quando dico che l'Italia è pericolosamente sottomessa agli interessi di Big Pharma mi riferisco proprio a questo.
— Heather Parisi 🤐 (@heather_parisi) June 26, 2025
Mentre il ministro Tajani si compiace di aver destinato 250 milioni alla Gavi di Gates, @SecKennedy decide di sospendere ogni finanziamento spiegando che:
"Nel suo… https://t.co/shK6l9i7T6
Un attacco politico e ideologico
Robert Kennedy Jr., figura centrale dell’amministrazione Trump 2.0, ha accompagnato l’annuncio con un durissimo attacco all’organizzazione, definita “ostile alla scienza” e “eccessivamente legata a vecchi paradigmi”. Le sue parole, pronunciate in un videomessaggio diffuso proprio mentre si svolgeva il vertice europeo, non lasciano spazio a dubbi: la scelta non è solo economica, ma profondamente ideologica.
Kennedy, già noto per le sue posizioni contro i vaccini e per aver messo in discussione l’utilità della campagna contro il Covid-19, ha accusato Gavi di aver collaborato durante la pandemia con le piattaforme social per “soffocare la libertà di parola”. Ha citato nomi precisi: su tutti, Bill Gates, indicato come figura eccessivamente influente all’interno del programma. Una figura che da anni è nel mirino della galassia Maga e dei sostenitori più radicali del trumpismo.

Tre campagne nel mirino di Kennedy
Secondo Kennedy, sono tre le campagne di Gavi da considerare “problematiche”. La prima, naturalmente, è quella relativa alla vaccinazione contro il Covid-19, condotta in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità. La seconda riguarda gli inviti alla vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse rivolti soprattutto alle donne dei Paesi in via di sviluppo. La terza è quella sulle vaccinazioni giovanili, da sempre bersaglio delle teorie no-vax.
Kennedy ha rilanciato la controversa idea — priva di fondamento scientifico — che collegherebbe i vaccini infantili all’insorgenza dell’autismo, un tema ricorrente nei suoi interventi pubblici sin da prima della sua entrata nel governo. Una teoria screditata da decenni di studi ma ancora diffusa in certi ambienti che oggi trovano sponda nell’esecutivo statunitense.
Un cambio di rotta radicale nella politica vaccinale
La nuova amministrazione ha già compiuto gesti concreti per segnare una discontinuità radicale con il passato. Il consiglio direttivo dell’Advisory Committee on Immunization Practices, organo che collabora con il Dipartimento della Salute, è stato completamente azzerato e ricostituito con membri nominati da Kennedy. Questi nuovi membri hanno proceduto a rimuovere le raccomandazioni alla vaccinazione infantile e a quella rivolta alle donne incinte dalle linee guida federali.
Una mossa che segna un cambiamento profondo e sistemico nella strategia sanitaria degli Stati Uniti, che sembra orientarsi verso un isolazionismo sanitario sempre più marcato.

La reazione di Gavi e le implicazioni globali
Gavi ha respinto al mittente le accuse, sottolineando che “ogni decisione presa è in linea con le raccomandazioni del Gruppo consultivo strategico di esperti sull’immunizzazione (SAGE) dell’OMS”. L’organizzazione, che dal 2000 ha ricevuto dagli Stati Uniti oltre 8 miliardi di dollari, ha sempre operato nel solco delle indicazioni scientifiche internazionali e in sinergia con i maggiori enti sanitari globali.
Ma nel nuovo assetto guidato da Trump, questo non basta. La rottura con Gavi rientra in un disegno politico più ampio, che intreccia scetticismo verso la scienza, critica alla spesa pubblica internazionale e una visione della sanità improntata a una retorica libertaria. Le campagne vaccinali, in questa prospettiva, non sono più viste come uno strumento di salute pubblica, ma come un’imposizione da parte di un potere percepito come estraneo ai bisogni del cittadino.
Verso una nuova solitudine sanitaria americana
In questa direzione si colloca anche il ritiro definitivo degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità, sancito da Trump nel primo giorno del suo secondo mandato. Un atto simbolico e operativo che, insieme all’uscita da Gavi, segna l’abbandono da parte di Washington delle principali piattaforme di cooperazione sanitaria internazionale.