
Milano – L’allarme era arrivato da un operaio che, il 14 maggio, aveva informato il suo datore di lavoro: «Carabinieri e pompieri stanno cercando qualcosa sotto casa tua». Quella stessa giornata, i militari e i vigili del fuoco erano effettivamente impegnati nelle ricerche in un canale dietro una vecchia abitazione di via Fante d’Italia, a Tromello. Stavano cercando l’arma di un delitto risalente a ben diciotto anni prima: l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.
L’avvocato Massimo Lovati, che difende Andrea Sempio nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, ha parlato apertamente con il Corriere della Sera, dichiarando: «A oggi non esiste nulla di concreto contro di lui». Nonostante ciò, l’avvocato ha espresso preoccupazione per l’eventualità che si stia preparando un “colpo di teatro” con una possibile nuova testimone pronta a parlare. Dopo 18 anni dal delitto, il caso di Garlasco sembra essere tutt’altro che chiuso, ma la pista contro Sempio appare sempre più debole.

Preoccupazione per una possibile testimone
Lovati non sembra temere l’emergere di nuove prove materiali, ma ammette di essere preoccupato per una possibilità più sottile: «Sento girare voci su una testimone che accuserebbe Sempio. Non ne so nulla, ma questa possibilità mi inquieta più del Dna». Si riferisce a quella che potrebbe essere una “supertestimone”, un personaggio che, secondo il legale, potrebbe emergere in modo inaspettato per gettare una nuova luce sull’inchiesta. La comparsa di testimoni chiave è già accaduta in altre inchieste quando le indagini sembravano essere giunte a una fase di stallo, ma al momento, questa nuova figura non è ancora emersa ufficialmente.
Il testimone chiave e le operazioni di ricerca
A guidare le ricerche era stato un “super testimone”, un ex investigatore che, un mese prima delle operazioni, aveva messo a verbale una coincidenza inquietante. Secondo quanto riportato dal testimone, Stefania Cappa, cugina di Chiara, mai indagata prima, aveva gettato un oggetto pesante nella roggia dietro la casa della nonna. In quel periodo, il fratello di Chiara, Cesare, si trovava in Croazia, ma la sospetta azione della cugina aveva spinto gli investigatori a concentrarsi su quel punto.

Le ricerche hanno avuto esito positivo: i carabinieri hanno rinvenuto una pinza da caminetto, una testa di mazzetta, un manico di ascia e la testa di un’ascia. Tuttavia, il ritrovamento inizialmente era stato riportato come avvenuto nel fiume, ma successivamente si è appreso che gli attrezzi erano stati rinvenuti in un’abitazione di un carpentiere egiziano. L’uomo aveva confermato di aver recuperato gli oggetti dal canale nel 2018, in un punto che coincidente con quello indicato dal testimone.
La versione del carpentiere e il sequestro degli attrezzi
L’uomo, dopo essere stato interrogato, aveva dichiarato: «Sono pezzi di ferro, faccio il carpentiere. Li ho presi nel 2018 e li ho tenuti perché possono sempre servire». Gli investigatori, sotto la supervisione del procuratore Fabio Napoleone e dei pm Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi, hanno sequestrato gli attrezzi trovati nel deposito del carpentiere.
Anche se i reperti sono stati ritrovati, stabilire se tra questi ci sia l’arma del delitto risulta praticamente impossibile, considerando il lungo periodo trascorso. L’analisi dei reperti sarà difficile, ma questo nuovo sviluppo offre un importante tassello nell’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi.