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Garlasco, i genitori di Chiara Poggi: “Alberto non ci ha mai detto di non aver ucciso Chiara”

Pubblicato: 01/07/2025 15:57

A pochi giorni dal terzo appuntamento dell’incidente probatorio fissato per venerdì 4 luglio nel caso del delitto di Garlasco, i genitori di Chiara Poggi rompono il silenzio. Dopo 18 anni di dolore e processi, Giuseppe e Rita Poggi hanno deciso di parlare con Il Fatto Quotidiano, per rispondere alle insinuazioni che – più o meno velatamente – hanno coinvolto il figlio Marco, all’epoca dei fatti 19enne. Il sospetto che non si trovasse con loro in montagna al momento dell’omicidio ha riportato la famiglia sotto i riflettori.

“Eravamo saliti fino alla Croda del Becco, poi scesi al rifugio Biella – ha raccontato Giuseppe Poggi – e lì i telefoni non prendevano. Intanto mia moglie veniva informata della morte di Chiara e tentava di contattarci”. La madre, rimasta a valle, ha spiegato che i carabinieri l’avevano avvisata e, nel panico, aveva chiesto aiuto in un distributore di benzina per far partire i soccorsi verso i rifugi. “Quando arrivammo al Fodara Vedla, il gestore ci disse che mia moglie si era sentita male. Ma in realtà sapeva già della morte di Chiara”, ha ricordato Giuseppe.

I sospetti e il dolore

I genitori hanno anche mostrato le foto di quella vacanza, sia analogiche sia digitali, per dimostrare che Marco fosse con loro. “Era inimmaginabile pensare che nostro figlio potesse essere accusato di aver ucciso sua sorella”, ha detto la madre, Rita. Il legame tra Marco e Chiara, sette anni di differenza, viene descritto come affettuoso: “Lei badava spesso a lui, lo faceva giocare”.

Ma oggi, complice la riapertura delle indagini e i riflettori tornati sul caso, prende corpo anche l’ipotesi – ventilata da alcuni – che Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara e condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, possa essere innocente. Una prospettiva che i signori Poggi faticano ad accettare.

“Fino al suo arresto andavamo insieme al cimitero – ha ricordato il padre – ma non ci ha mai detto ‘non sono stato io’. Mi aspettavo che lo facesse. Invece niente. Era strano”. E ancora: “Oggi si parla di Andrea Sempio come assassino per tre telefonate di pochi secondi. E Stasi, che ha fatto tutte quelle chiamate tra le 10 e le 13, mentre Chiara non rispondeva? Non è andato a vedere cosa fosse successo per ore”.

“Per noi la verità è quella della giustizia”

I genitori ribadiscono con forza la loro posizione: “La verità è quella stabilita dalla legge”, dice Giuseppe Poggi. “Non è che non vogliamo la verità, ma si verifichi tutto adesso, così tra qualche anno non si riapre tutto di nuovo”. Concetto ribadito anche dalla signora Rita: “Non ce lo ha detto solo la legge. Abbiamo seguito tutti i processi e sappiamo come si è arrivati a quella condanna”.

Il peso mediatico di questi giorni, con nuove ombre sul figlio Marco – anche se non da parte della Procura – è una ferita difficile da sopportare per una famiglia che ha già vissuto l’indicibile. Per loro, Chiara è stata uccisa da chi è già stato giudicato colpevole. E a distanza di 18 anni, il bisogno più grande resta difendere la memoria della figlia e la verità che, per loro, è già stata trovata.

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