
Una colonna di fumo nera come la pece si è alzata nel cielo, visibile da chilometri di distanza. Era il primo segnale di un disastro che non si è esaurito con la deflagrazione. L’odore acre ha saturato l’aria, costringendo centinaia di residenti a tirare fuori le vecchie mascherine, come in un flashback pandemico. Porte chiuse, finestre serrate, aria condizionata disattivata: così Roma Est si è svegliata dopo l’esplosione avvenuta venerdì 4 luglio in una pompa di benzina.
Ora la preoccupazione è per ciò che non si vede. L’Arpa Lazio ha avviato immediatamente un monitoraggio dell’aria, mentre si valutano anche i potenziali effetti sul suolo e sui prodotti ortofrutticoli coltivati in zona. Il rischio è concreto: secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale, l’inalazione di Gpl (una miscela di propano e butano) può provocare sintomi neurotossici, nausea, vertigini, perdita di coscienza e in casi estremi persino asfissia. È per questo che la Protezione Civile ha invitato i cittadini a non sostare nei pressi della zona interessata e a rimanere al chiuso in un raggio di tre chilometri dall’esplosione.
I danni alle infrastrutture
Ma l’onda d’urto ha lasciato danni anche visibili e immediati. Ben sette scuole risultano danneggiate, secondo i primi accertamenti del Ministero dell’Istruzione. Alcune erano vuote, altre invece stavano ospitando corsi estivi o addirittura Esami di Stato. È il caso del Liceo paritario Cavanis, dove le prove sono state interrotte e verranno riprese in un altro edificio. Peggio è andata alla Romolo Balzani, dichiarata non agibile. Danni anche all’IC Simonetta Salacone, dove si contano lesioni strutturali importanti, e all’istituto Trilussa e all’IC di Via dei Sesami, dove è crollato un cornicione.
Al Liceo Kant, fortunatamente deserto al momento dell’incidente, l’esplosione ha mandato in frantumi vetri e divelto una porta. Nessun ferito, ma l’edificio è stato evacuato immediatamente. In queste ore il V Municipio, insieme alla Caritas, sta garantendo assistenza a chi ha dovuto lasciare la propria casa, offrendo pasti caldi e accoglienza nelle parrocchie vicine.
L’evento ha mostrato quanto possa essere fragile l’equilibrio tra urbanizzazione e sicurezza. E mentre si attendono i risultati delle analisi ambientali, la città resta sospesa tra paura e attesa, con la speranza che il peggio sia passato.