
È uscito dal carcere per discutere la tesi di laurea, ma non è più tornato. Andrea Cavallari, 26 anni, condannato in via definitiva per la strage alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, è ufficialmente latitante. Il giovane stava scontando una pena a 11 anni e 10 mesi nel carcere di Bologna, ma ha fatto perdere le sue tracce lo scorso giovedì dopo aver ottenuto un permesso per motivi di studio.
Il via libera era stato concesso dal Tribunale di Sorveglianza per permettere a Cavallari di partecipare alla discussione della sua tesi di laurea triennale in Scienze Giuridiche all’Università di Bologna. Una tappa importante nel suo percorso rieducativo, avviato tre anni fa. Doveva essere un’uscita temporanea, con rientro in carcere previsto per la stessa giornata. Ma così non è stato.
Cavallari, accompagnato inizialmente dai familiari, non era sotto scorta della polizia penitenziaria. Dopo la cerimonia di laurea avrebbe trascorso del tempo con la fidanzata, dopodiché avrebbe fatto perdere ogni contatto. A quel punto è scattato l’allarme: il giovane è stato dichiarato evaso e sono immediatamente partite le ricerche da parte delle forze dell’ordine.

Sulla vicenda è intervenuto anche il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria. Il segretario generale aggiunto, Giovanni Battista Durante, ha criticato il meccanismo di concessione dei benefici: «In situazioni come queste è indispensabile che la polizia penitenziaria abbia voce in capitolo, soprattutto per valutare il comportamento dei detenuti prima di autorizzare permessi esterni».
Cavallari è noto alle cronache per essere stato uno dei membri della cosiddetta “banda dello spray”, responsabile del caos e del panico scoppiati l’8 dicembre 2018 nella discoteca di Corinaldo, poco prima del concerto del rapper Sfera Ebbasta. In quella tragedia morirono sei persone, tra cui cinque minorenni, e altre 59 rimasero ferite.
Il gruppo criminale, composto da ragazzi tra i 19 e i 22 anni originari della Bassa Modenese, agiva con un modus operandi preciso: spruzzavano spray urticante nei locali affollati per provocare il panico e rubare tra la folla. A seguito delle indagini, tutti i componenti furono arrestati e processati per omicidio preterintenzionale plurimo, furto, rapina e lesioni personali.
Per Cavallari le manette erano scattate nell’agosto del 2019, alcuni mesi dopo i fatti. La sua condanna, come quelle degli altri membri della banda, è definitiva. Tuttavia, la concessione del permesso per motivi di studio, in linea con il percorso di rieducazione previsto dalla legge, si è trasformata in un’occasione di fuga.
Al momento, Andrea Cavallari è ancora ricercato. Le forze dell’ordine hanno attivato tutti i canali investigativi per rintracciarlo, ma da giovedì scorso non ci sono stati aggiornamenti ufficiali sulla sua localizzazione. Le indagini si stanno concentrando anche sull’ambiente familiare e sugli eventuali aiuti ricevuti.
La fuga riapre il dibattito sul tema dei benefici penitenziari per detenuti con condanne gravi. Nel frattempo, per i parenti delle vittime di Corinaldo, il nome di Cavallari è tornato a fare notizia, ravvivando dolore e indignazione. La sua sparizione, oltre a rappresentare una violazione della fiducia riposta nelle misure alternative, è ora anche una questione di giustizia e sicurezza pubblica.