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“Li ha uccisi così”. Organizza una cena e uccide i parenti: cos’aveva nascosto nel cibo

Pubblicato: 07/07/2025 08:11

Una cena tra familiari, un piatto preparato con cura, una tavola imbandita come tante. Poche ore dopo, però, tre persone erano morte e una quarta lottava tra la vita e la morte in ospedale. Quel pasto si è trasformato in un caso giudiziario tra i più inquietanti degli ultimi anni, con accuse gravissime, testimonianze drammatiche e una verità difficile da accettare.

Le indagini hanno impiegato mesi per ricostruire quanto accaduto. La domanda centrale era una sola: si è trattato di un tragico incidente domestico o di un atto intenzionale? La risposta è arrivata solo dopo un lungo processo, durante il quale si sono alternati elementi forensi, ricostruzioni familiari e documenti medici.

A essere giudicata colpevole è stata Erin Patterson, casalinga australiana di 49 anni, riconosciuta responsabile di triplice omicidio e di tentato omicidio al termine di un processo durato undici settimane, celebrato presso la Corte Suprema dello Stato di Victoria, in Australia. Secondo l’accusa, avrebbe servito ai parenti un piatto contaminato da funghi velenosi, causando la morte di tre persone.

I fatti risalgono al 29 luglio 2023, quando Patterson ha invitato a cena i suoceri e altri parenti stretti nella sua abitazione a Leongatha, nella regione del Gippsland, sud-est di Victoria. In quella serata è stato servito un filetto alla Wellington, che secondo gli inquirenti conteneva amanita falloide, uno dei funghi più velenosi al mondo. Le vittime sono Don e Gail Patterson, i suoceri della donna, e Heather Wilkinson, zia del marito. Anche Ian Wilkinson, marito da cui Erin è separata, ha mangiato il piatto e si è salvato solo dopo un lungo ricovero.

Durante l’udienza dell’8 maggio 2025, è emerso un dettaglio inquietante: secondo il racconto di un’infermiera presente quella notte, Erin non avrebbe mostrato gli stessi sintomi degli altri ospiti e avrebbe rifiutato le cure, firmando una liberatoria per lasciare l’ospedale. In lacrime, avrebbe ripetuto: «Non voglio niente di tutto questo», ma i medici hanno dichiarato in aula di averla avvertita del grave rischio di avvelenamento.

Un altro elemento emerso durante il processo riguarda una presunta menzogna raccontata dalla donna ai suoi familiari: avrebbe dichiarato di essere malata di cancro, con l’intento di impietosirli e spingerli a partecipare alla cena. Una manipolazione emotiva, secondo l’accusa, che avrebbe avuto come scopo quello di riunire le vittime per poi ucciderle.

La polizia del Victoria ha formalizzato le accuse contro Patterson nel novembre 2023, tre mesi dopo la cena. Le indagini si sono concentrate sin dall’inizio sulla provenienza dei funghi e sulla loro preparazione. Erin ha sempre negato ogni intento doloso, ma le prove raccolte e le testimonianze mediche hanno convinto la giuria della sua colpevolezza.

Tra le accuse, anche quella di tentato omicidio nei confronti del marito, Ian Wilkinson, pastore anglicano sopravvissuto all’avvelenamento. Il caso ha avuto un’enorme eco mediatica, suscitando discussioni in tutta l’Australia e sollevando interrogativi su sicurezza alimentare, rapporti familiari e le conseguenze estreme di una fiducia tradita.

La pena definitiva che Erin Patterson dovrà scontare sarà annunciata nei prossimi mesi, alla conclusione delle procedure di sentenza. Intanto, il caso resta un simbolo di quanto sottile possa essere il confine tra quotidianità e tragedia, tra il calore di una cena e l’orrore dell’omicidio.

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