
Sembrava un altro capitolo della leggenda, e invece è stata una lezione di tennis. Novak Djokovic si è fermato in semifinale a Wimbledon, battuto in tre set secchi (6-3, 6-3, 6-4) da un Jannik Sinner in stato di grazia. L’azzurro, numero uno del mondo, ha giocato con potenza, precisione e consapevolezza, prendendosi l’accesso alla finale contro Carlos Alcaraz, per la rivincita dello scontro epico del Roland Garros.
In conferenza stampa, Djokovic si è presentato con la consueta lucidità, ma senza nascondere l’amarezza: “Non mi sentivo molto bene in campo, ma non voglio trovare scuse o parlare del mio infortunio. Jannik è stato troppo forte. Voglio solo congratularmi con lui per una grande prestazione. Sono deluso, certo, ma questa è la realtà”.
Djokovic: “Io, il serbatoio mezzo vuoto”
Una realtà che il campione serbo, oggi numero 6 del ranking ATP, ha descritto con onestà e senza filtri. “Non è sfortuna, è età, è usura del corpo. Per quanto io mi prenda cura di me stesso, nell’ultimo anno e mezzo il mio fisico ha iniziato a rispondere meno. Quando sto bene, so che posso ancora giocare un tennis di alto livello. Ma oggi ero in campo con il serbatoio mezzo vuoto. E con avversari come Sinner o Alcaraz, non puoi permettertelo.”
L’analisi va oltre la partita. Djokovic racconta il senso di transizione che accompagna ogni grande campione: “Devi accettare le cose come sono. Accettare che si cambia, che il corpo non risponde come un tempo. È dura, ma è anche il bello dello sport. Si cresce, si cade, si ritorna. E si lascia spazio agli altri”.
Nonostante il ko e l’evidente stanchezza, non si parla ancora di addio. “Spero che non sia la mia ultima volta sul Centrale di Wimbledon. Non ho intenzione di chiudere la mia carriera oggi. Tornerò, almeno un’altra volta”.
Djokovic lascia dunque il campo con la consapevolezza del momento difficile, ma anche con una promessa. Lo spirito del lottatore non si spegne. La leggenda non si ritira: semplicemente, si reinventa. E chissà che l’erba sacra di Wimbledon non gli offra ancora una pagina da scrivere.