
Un’accusa pesantissima, una scena del crimine agghiacciante e un intreccio familiare che ha scosso la città. Il processo per l’omicidio volontario di Pierina Paganelli sta per aprire il sipario in Corte d’Assise, con un impianto accusatorio che punta dritto contro Louis Dassilva, 35 anni, operaio metalmeccanico di origini senegalesi, attualmente detenuto.
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È un caso che ha scosso l’opinione pubblica per la brutalità del gesto e per le circostanze familiari che lo circondano. Una storia che parte da un garage in una tranquilla via di Rimini, ma che si è trasformata in uno dei procedimenti giudiziari più complessi e controversi degli ultimi mesi.
La decisione del giudice e l’avvio del processo
È stata ufficializzata nella mattinata di lunedì 14 luglio la decisione del giudice Raffaele Deflorio: Louis Dassilva sarà rinviato a giudizio per omicidio volontario aggravato. Il procedimento si aprirà il prossimo 15 settembre alle ore 9.30, davanti alla Corte d’Assise. L’udienza preliminare, inizialmente prevista in primavera, era stata rinviata per tre volte, a causa delle eccezioni preliminari sollevate dalla difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi.
Dassilva si trova in carcere preventivo dal 16 luglio 2024, e proprio in quella data maturerà un anno di detenzione. Un tempo lungo, in cui la procura ha continuato a consolidare il quadro accusatorio. Secondo il pubblico ministero Daniele Paci, sostenuto dagli elementi raccolti dalla squadra mobile di Rimini, l’operaio avrebbe agito con un movente ben preciso: mettere a tacere Pierina Paganelli, prima che la donna potesse rivelare un rapporto extraconiugale.

Il delitto nel garage e il movente familiare
Il 3 ottobre 2023, in un garage di via del Ciclamino, Pierina Paganelli, 78 anni, veniva uccisa con 29 coltellate. La violenza dell’attacco, la scelta del luogo appartato e la mancanza di segni di effrazione o rapina avevano da subito indirizzato gli investigatori verso un movente personale. La svolta nelle indagini è arrivata quando è emerso che la vittima avrebbe potuto essere a conoscenza di una relazione segreta tra Dassilva e Manuela Bianchi, sua nuora, moglie di uno dei figli.
Secondo l’accusa, Dassilva avrebbe temuto che Pierina Paganelli rivelasse tutto, mettendo così a rischio sia il suo matrimonio con Valeria Bartolucci, sia l’equilibrio familiare interno. Per il pm, l’operaio avrebbe agito in una dinamica di protezione e controllo, non solo verso sé stesso ma anche nei confronti della Bianchi, temendo possibili reazioni della suocera e del marito.

Le prossime tappe e l’attesa della Corte d’Assise
Il processo in Corte d’Assise si preannuncia lungo e complesso. Il punto centrale sarà la ricostruzione della dinamica del delitto, con l’esame delle prove raccolte in fase investigativa e delle dichiarazioni dei testimoni. Gli avvocati difensori, che fin dall’inizio hanno contestato la ricostruzione della procura, potrebbero chiedere l’ammissione di nuove perizie e l’ascolto di ulteriori testimoni.
L’accusa, dal canto suo, appare determinata a sostenere l’impianto che vede Louis Dassilva colpevole di omicidio premeditato, maturato in un contesto familiare segnato da tradimenti, tensioni e segreti.
Un caso che ha scosso Rimini
Il caso Paganelli ha colpito profondamente la città di Rimini, sia per la brutalità del gesto sia per il contesto familiare in cui è maturato. Una comunità scossa, incredula di fronte a un fatto tanto violento e apparentemente inspiegabile, consumatosi in un ambiente che sembrava tranquillo.
Il garage in via del Ciclamino è oggi un simbolo di quel dramma, un luogo di dolore che riporta alla mente una notte di sangue e di silenzi. Con l’apertura del processo, per i familiari della vittima e per tutta la comunità si apre una nuova fase: quella della ricerca della verità.