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Francis Kaufmann in carcere a Rebibbia: “Non so perché sono qui, sono innocente”

Pubblicato: 17/07/2025 10:42
Francis Kaufmann Carcere

Francis Kaufmann, cittadino americano di 46 anni, si trova attualmente rinchiuso nel carcere di Rebibbia dopo l’estradizione in Italia. È accusato del duplice omicidio di Anastasia Trofimova e della piccola Andromeda, la figlia di appena 11 mesi. Nel primo interrogatorio davanti al procuratore e al gip, Kaufmann ha scelto di non rispondere, ma successivamente ha espresso forti critiche sulle condizioni di detenzione.

Le due vittime sono state trovate senza vita il 7 giugno a Villa Pamphili, a Roma. Dopo settimane di indagini, l’arresto di Kaufmann è avvenuto in Grecia, dove era stato fermato per questi gravi fatti. In carcere, l’uomo si è sfogato con Elisabetta Zamparutti, ex parlamentare del Pd e membro della delegazione di Nessuno tocchi Caino, in visita alla struttura.

Le condizioni in cella: “Qui mi manca l’aria”

Francis Kaufmann Carcere

Nel corso dell’incontro, Kaufmann ha ribadito la sua posizione: “Non so perché sono qui, sono innocente e il tribunale lo dimostrerà. Non ho fatto nulla che meriti il carcere, non sono colpevole di ciò di cui mi accusano”. Un’affermazione forte che sottolinea la sua totale estraneità ai fatti, secondo la sua versione.

L’ex parlamentare ha raccolto anche le sue critiche sulle condizioni all’interno del carcere. Kaufmann si è presentato all’incontro in boxer e senza maglietta, lamentando diversi disagi. “Qui mi manca l’aria, vorrei uscire nel passeggio dove vanno tutti e dove fino ad ora non mi hanno mai portato. In questo braccio del carcere addormentarsi è difficile, gli altri detenuti urlano tutta la notte“. Ha raccontato inoltre che il cuscino portato dalla Grecia non gli è stato permesso di utilizzare.

Difficoltà in cella e rapporti con la polizia penitenziaria

Francis Kaufmann Carcere

La situazione all’interno della struttura di Rebibbia, secondo Kaufmann, è resa ancora più difficile dal clima notturno e dalla mancanza di spazi all’aperto. Tuttavia, ha voluto precisare di non avere nulla da rimproverare agli agenti della polizia penitenziaria: “Sono gentili e mi trattano bene”. Un atteggiamento che contrasta con precedenti dichiarazioni, in cui aveva detto di essere stato malmenato e aveva definito i poliziotti italiani “mafiosi”.

Kaufmann ha anche spiegato che il nome Rexal Ford sarebbe stato utilizzato esclusivamente per ragioni lavorative. La vicenda resta al centro dell’attenzione, con un processo che si preannuncia complesso e con molte domande ancora aperte.

La permanenza di Francis Kaufmann nel carcere di Rebibbia continua dunque tra proteste e dichiarazioni di innocenza, mentre l’inchiesta e il processo faranno chiarezza su uno dei casi di cronaca più discussi degli ultimi mesi.

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